Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

I neolitici di Marina Piccola

Fonte: L'Unione Sarda
9 luglio 2014

 

Le tessiture di sant'Elia - san Bartolomeo si dislocano in un orizzonte altro dall'attuale percezione di marginalità perché è il colle di più antica antropizzazione. Imboccando la curva del Poetto e di Marina Piccola è difficile immaginarvi comunità neolitiche. Qualche traccia l'ha pure recuperata l'idrovora Antigone che aspirava anche fondi di capanna appena di là del litorale. Le grotte sul monte furono la casa di tanti dal VI millennio av. C. e, dall'Ottocento, di geologi, paleontologi, paletnologi, archeologi. Le prime ricerche nel 1878 sono di Francesco Orsoni e, subito dopo, di Paolo Magretti e Domenico Lovisato. All'alba del 900 Giovanni Patroni ed Antonio Taramelli le ripresero. Rinvennero depositi con oggetti d'osso, di ossidiana, in rame, un'accetta levigata, conchiglie, denti forati, pendagli, vasi Bonu Ighinu, campaniformi. Di Enrico Atzeni quelle recenti. Le analisi morfometriche e antropologiche evidenziano comunità con dolicocefalia e mesocrania e con patologie per l'alimentazione e l'endogamia. I resti animali sono di daino, cervo, bue, coniglio, lepre, maiale, cinghiale, pecora, cane, cavallo. Mentre i nuraghi affollano il territorio di Quartu, popoli orientali lo lambivano. Per questo un'iscrizione, fuori contesto, ad Astarte ha indirizzato verso un emporion precoloniale. È più plausibile un sacello punico relativo agli attracchi di Marina Piccola e di san Bartolomeo. Era qui il litum calaritanum di Tito Manlio Torquato, conquistatore di Cagliari? Certamente una chiesa di sant'Elia; la spelonca di Giovenale; gli agiotoponimi Stefano, Giovanni, Luca, Eliseo che con Elia dà il nome alla salina orientale. Comunità eremitiche fino ai Vittorini che nell'XI secolo ridisegnarono il paesaggio saliniero orami irriconoscibile.
Maria Antonietta Mongiu