Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

I sindaci: «Basta servitù» Ma i militari non mollano

Fonte: L'Unione Sarda
19 giugno 2014


CONFERENZA NAZIONALE. In Sardegna il record italiano. Oggi parla Pigliaru

 


ROMA L'Isola delle stellette prova ad affrancarsi da almeno una delle schiavitù che l'affliggono e la umiliano, ma l'impresa è improba, mission impossible . C'è la rivolta dei sindaci abbarbicati sui Poligoni per abbatterli. C'è la fortissima denuncia del primo cittadino della Maddalena la cui eco risuona ancora nelle orecchie di generali e colonnelli. Hai voglia tu di urlare all'universo mondo che alla Sardegna e ai sardi non piace per nulla di trovarsi senza volerlo nel primo gradino del podio nel campionato nazionale della presenza militare (qualcosa di più, molto di più delle servitù): il 68 per cento di tutto ciò che viene organizzato dalla Difesa avviene nella nostra terra. La politica si ribella da anni, il Consiglio regionale si è trovato compatto l'altro giorno nel contestare quest'ingiustizia, ma non basta. Le stellette sono più tenaci degli ordini del giorno unitari, delle manifestazioni di piazza, dei sit-in pacifici. Loro, i militari, trovano sempre una giustificazione per spiegare il senso dei giochi di guerra, gli spari, gli addestramenti per mare e nei cieli sardi. Alla faccia di chi rivendica la mappatura dello status quo  (che non c'è), almeno un riequilibrio (promesso), o vuole esercitare il sacrosanto diritto allo sviluppo, del turismo magari, visto che le esercitazioni militari (che s'interrompono solo dal 20 giugno al 20 settembre) bloccano di fatto questa attività, che, secondo la stima del deputato del Movimentio 5Stelle Roberto Cotti , «è penalizzato di almeno dieci miliardi».
È questo il senso della prima giornata della seconda Conferenza nazionale sulle servitù militari che si svolge a Roma a 33 anni di distanza dalla prima.
I DATI È toccato ad Alessandra Berry , puntuale funzionaria della Presidenza della Regione, snocciolare i numeri impressionanti di questa mannaia che si abbatte sulla Sardegna con una costanza che non ha uguali. L'attività militare trova il suo campo d'azione in circa 30mila ettari di demanio. Ebbene, 22mila ettari sono concentrati nei tre Poligoni isolani, mentre “solo” 13mila di questi sono interessati dalle servitù. Di più. 80 chilometri delle nostre coste «sono perennemente inaccessibili per attività turistiche, mentre le zone di sgombero in mare e nell'aria», bloccate quando c'è un'esercitazione, possono arrivare perfino a “coprire” quasi tutto il territorio della Sardegna.
I POLIGONI Quello di Teulada è il secondo d'Italia: occupa 7200 ettari e 58 chilometri quadrati sono di mare sono interdetti da sempre e per sempre. Il cosiddetto Poligono Delta (una propaggine di quello principale) «è interdetto - osserva la Perry - anche ai militari e le aree non sono bonificabili». Salto di Quirra, due aree: quella di Perdasdefogu misura 12mila ettari, quella di Capo San Lorenzo (a mare) mille ettari. Non si può pescare né navigare. Capo Frasca, poi: gli ettari in questo caso sono 1500. Nella classifica italiana, la Sardegna è al primo posto davanti alla Puglia con 332 chilometri quadrati “occupati” (dati del 2013); da soli, i tre Poligoni valgono 22mila ettari, vale a dire 220 chilometri quadrati.
I SINDACI Pacati, ma determinati, i sindaci hanno segnalato tutto il disagio delle loro popolazioni. Ha aperto le danze Mariano Carta  di Perdasdefogu; poi è stata la volta di Daniele Serra  di Teulada; quindi di Paolo Liuigi Dessì  (Sant'Anna Arresi) e Franco Atzori  (Arbus). Tutti hanno spiegato le sofferenze quotidiane, i conti che non tornano, gli indennizzi che non arrivano (Arbus, per Capo Frasca, non ne ha mai avuti e l'ultima erogazione di 15 milioni risale al 2009 ). Così come il sindaco della Maddalena Angelo Comiti  ha colpito l'uditorio ricordando che «i 700 milioni investiti dallo Stato per il G8 mancato non hanno generato neanche un posto di lavoro». In fatto di stellette, La Maddalena è un'autorità: ha «accompagnato la nascita della Regia Marina; l'isola ha ospitato i mezzi navali del Regno d'Italia nel primo e secondo conflitto mondiale» e per 32 anni, senza averlo deciso, l'arcipelago ha subìto la presenza della Marina Usa e «della base di Santo Stefano all'interno della quale stazionava la nave appoggio dei missili a propulsione nucleare. Tutto questo in un parco nazionale, dove c'è il santuario dei cetacei».
IL GENERALE Tutti attenti, i militari, nell'ascoltare lo sfogo degli amministratori sardi, ancora più arrabbiati per il fatto che in altre Regioni, come il Friuli (al terzo posto nella graduatoria della presenza militare), è stato drasticamente ridotto il numero delle esercitazioni. Tutti attenti, i militari, nell'udire le legittime lamentele di chi ha posto i problemi della salute dei cittadini («una parte dello Stato non sa cosa fa un'altra parte dello Stato») nelle zone in cui si spara. Attenzione massima, ma si ritorna a bomba, e tocca al generale Alberto Rossi , il capo del quarto reparto dello Stato Maggiore della Difesa cercare di dimostrare che tutta questa roba è cosa buona e giusta, che «è possibile trovare vie di sviluppo economico anche in questi siti», e che «le servitù non devono essere considerate una limitazione ma una risorsa condivisa». Un male necessario, insomma. Sulla stessa linea, alla fine, si sono ritrovati l'ad della Vitrociset Paolo Solferino  e Gianluigi Sechi , uno studioso del Crs4 di Cagliari con un curriculum di prim'ordine (ha studiato a Cambridge), ma la parte “laica” della platea non è andata via convinta.
I GOVERNATORI Oggi scoccherà l'ora dei Presidenti di Regione. Francesco Pigliaru  già da ieri era a Roma e il suo intervento (parlerà verso mezzogiorno) è particolarmente atteso. Il governatore ribadirà, rafforzandoli ancora di più, i concetti già espressi di recente nell'audizione in Commissione Difesa della Camera. Sarà interessante anche verificare la posizione di altri due presidenti di Regione del centrosinistra. Oggi arriva Deborah Serracchiani  che difende i colori del Friuli, e Nichi Vendola  che si farà sentire a nome della Puglia. La sintesi al ministro Roberta Pinotti , il cui slogan Ripensare, rivedere, ridurre  rischia di capitolare, travolto dagli spari nei Poligoni.
@augustoditel