Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

E finalmente dissero sì

Fonte: L'Unione Sarda
11 giugno 2014

La serata in viale La Playa, fra inseguimenti e falsi allarmi

L'attesa sotto la sede, i tifosi assenti

Un martedì qualunque trasformato in una giornata che, a suo modo, resta un avvenimento storico. Perché una società non si vende tutti i giorni, soprattutto se quella società si chiama Cagliari Calcio e ha avuto, per 22 anni, il marchio di proprietà di Massimo Cellino. Uno di quei giorni in cui si può guadagnare sul campo il merito di dire «c'ero anch'io». Ma ad esserci sono in pochi. Adunati davanti alla sede di viale La Playa, col naso all'insù, cercando di capire da qualche movimento che traspare dalle finestre quel che accade. Non tifosi, ma solo giornalisti e operatori, a rappresentare tv, agenzie e carta stampata.
Perché ieri sera, nel giorno in cui si è chiuso un capitolo lungo una vita, il tifoso ha preferito disertare l'appuntamento. Meglio seguire distrattamente le notizie attaccati al computer, per la serie “la cessione di un club ai tempi di internet”. Qualche curioso è passato in macchina, ha visto il gruppetto di addetti ai lavori e ha tirato dritto. Giusto un saluto alle telecamere e nulla più, per dire addio a un presidente che, come nessuno nella storia del Cagliari, ha saputo farsi amare e odiare.
Una serata ad aspettare una firma che ti cambia una vita. Una firma o una fumata bianca. Tutti pronti a scattare per un'ombra alla finestra o all'apertura del portone di viale La Playa. Una serie infinita di falsi allarmi, cellulari alla mano e taccuini da riempire. Ma i taccuini sono rimasti bianchi fino a notte fonda.
E allora, anche il contorno può essere un buon piatto per chi ha fame. Capannello all'uscita dell'advisor Stefano Matalucci, che si ritrova circondato mentre dice che va tutto bene. E scatto da centometristi all'uscita delle auto, con a bordo i divertiti dipendenti. Quando poi, intorno alle 22.10, si apre una finestra, pare di essere a San Pietro. Non c'è il Papa, ma lui, il grande protagonista della serata, Massimo Cellino. Si affaccia, dà un'occhiata e alza la mano. Un saluto veloce, prima di tornare nella mischia per un contratto ancora da siglare.
Attendere, prego. Pochi minuti e stavolta sembra la volta buona. Quattro distinti signori in giacca e cravatta varcano il portone della sede e provano a sgattaiolare via. Scatta l'inseguimento. «C'è Giulini, c'è Giulini». Ma si tratta di avvocati e commercialisti dell'imprenditore milanese. Che se la ridono davanti ai microfoni spianati. «Stiamo andando a mangiare», le parole per i posteri. Riprende l'attesa, il gruppetto di cronisti si dirada. Restano pochi coraggiosi, sempre col naso all'insù, affamati (e non solo di notizie) e divorati dalle zanzare.
Poi, all'avvicinarsi della mezzanotte, ecco il segnale che tutti attendevano. La fumata bianca che segna il passaggio del Cagliari da Massimo Cellino a Tommaso Giulini. L'attesa è finalmente finita, si può dare l'annuncio atteso. Forse più dai giornalisti che dai tifosi, almeno a giudicare dagli assenti per un appuntamento che, in altre piazze, avrebbe portato a un assedio della sede. Una sfida in più per il nuovo patron rossoblù, che dovrà riconquistare tanti innamorati delusi.
Alberto Masu
Albertino70