Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Senza casa grande niente parenti

Fonte: La Nuova Sardegna
14 gennaio 2009

MERCOLEDÌ, 14 GENNAIO 2009

Pagina 1 - Cagliari



Immigrati: una delibera comunale impone limiti di superficie per l’idoneità alloggiativa per il «ricongiungimento familiare»



L’opposizione: «Discriminazione del tutto ingiustificata che non può essere accettata»

ROBERTO PARACCHINI

CAGLIARI. Gli immigrati senza pace: per ricongiungersi coi loro familiari non solo dovranno avere un’abitazione (e va bene), ma questa dovrà avere un numero minimo di metri quadri a seconda del numero di persone che vi dovranno abitare. Come dire: sei povero e senza diritti di cittadinanza (gli imigrati non possono votare), ma ti dai da fare e ottieni un lavoro, anche stabile. Ora, però, dovrai avere anche una casa grande.
Questa volta il problema nasce in Comune: le persone extracomunitarie che lavorano in Italia e, in questo caso, a Cagliari avranno un problema in più per ricongiugersi coi loro cari. Moltissime badanti, ad esempio, chiedono di poter fare il ricongiungimento per permettere ai propri figli di andare a trovarle (visto che si tratta di una pratica meno ferraginosa che la richiesta di farli arrivare in città per turismo). Altri, invece, una volta sistemati e con un lavoro, ipotizzano di far trasferire la propria famiglia nel loro nuovo Paese: per riprendere un progetto di vita assieme. Tutto normale. Solo che tra i tanti documenti che occorrono per permettere questo «ricongiungimento», ce n’è uno che si chiama «idoneità alloggiativa». Una nuova norma, approvata con delibera di Giunta che recepisce e traduce alcune indicazioni nazionali legate all’accoglienza, ma «in modo discriminatorio verso gli immigrati», afferma Ninni Depau (capo gruppo del Pd). Ed è per questo che l’atto amministrativo è stato «stoppato», secondo l’opposizione; «momentaneamente sospeso», per la maggioranza. In pratica da delibera fissa il limite minino di metri quadri che l’appartaemnto deve avere per permettere il «ricongiungimento». Per una famigia di 1 o 2 persone l’alloggio non deve avere meno di 45 metri qautrati, per 3-4 non meno di 60, per 5 non meno di 75 e per 6 non meno di 95. Che tutti possano (e debbano) vivere in una abitazione adeguata è cosa che tutti si augurano, ma vi sono tantissime famiglie che vivono in dimensioni minori di quelle accennate. Allora perchè imporle agli immigrati?, fare questo non è, nei fatti, un atto discriminatorio?
«Noi stiamo cercando di informarci - spiega Depau - per capire che cosa capita nelle altre città della penisola e pare che in molte di queste si utilizzino gli stessi parametri. Ma questo non toglie che si tratta di elementi che creano una disparità tra ciò che viene permesso a un cittadino italiano e quello che non viene, invece, permesso a un immigrato». Inoltre va detto che queste norme sono estrapolate da alcune regole legate alle agevolazioni abitative. «Se una persona possiede già una abitazione e vuole concorrere - precisa Depau - a un appartamento realizzato con condizioni agevolate (o sovvenzionate) può farlo se la casa dove abita ha una metratura inferiore a quella citata. Ma un conto è questo tipo di intervento, uno del tutto diverso è l’applicazione al di fuori di quella situazione: da elemento di protezione, si trasforma in un fatto discriminatorio. E questo non va bene. Per questo la delibera è stata bloccata».
Ora il problema sarà ripreso anche nella commissione all’Urbanistica, ma «bisogna eliminare qualsiasi tipo di discriminazioni».