Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Così la città divenne moderna

Fonte: L'Unione Sarda
26 maggio 2014

Un seminario di architettura per ricostruire la storia urbanistica del primo '900

Capitale europea della cultura, la sfida parte dal passato


Ricostruire il percorso di “Cagliari dal liberty al moderno” per capire come leggere il presente e, soprattutto, come organizzare il futuro evocato dalla candidatura della città al titolo di Capitale europea della cultura. «Vogliamo dare il nostro contributo», spiega l'architetto Silvano Piras, tesoriere dell'ordine professionale e organizzatore del seminario che si è tenuto ieri pomeriggio nell'aula magna della Facoltà di Ingegneria.
AMMINISTRATORI Oltre agli architetti (per i quali la partecipazione valeva ai fini della formazione professionale), in platea erano attesi anche gli assessori all'Urbanistica regionale (Cristiano Erriu) e comunale (Paolo Frau) e il sindaco (Massimo Zedda). Il primo è arrivato a lavori in corso, gli altri due non si sono visti. Peccato: avrebbero potuto rispondere reale alle critiche del presidente dell'ordine degli ingegneri, Gaetano Nastasi, secondo cui la pubblica amministrazione (e il Comune) non si occupa abbastanza di pianificazione, fattibilità e controllo sui lavori pubblici.
INNOVAZIONI I lavori sono stati introdotti dal preside del Dipartimento di ignegneria civile, ambientale e architettura Antonello Sanna, che ha definito la candidatura di Cagliari a capitale europea della cultura una «buona novità» e parlato della prima metà del '900 come di un periodo in cui Cagliari ha saputo sintonizzarsi sulle innovazioni in corso, uscendo dalle mura che fortificavano i quartieri storici di Castello, Stampace, Marina e Villanova e aprendosi alle nuove tecnologie del tempo («il cemento armato è arrivato in città con non molto ritardo rispetto al resto d'Italia e d'Europa»).
L'ERA BACAREDDA Con la relazione di Silvano Piras si è entrati nel cuore del tema: l'evoluzione dell'architettura a Cagliari a partire dal ventennio di Ottone Bacaredda, sindaco, con brevi parentesi di cui una parlamentare, dal 1989 al 1921. L'evento chiave è, nel passaggio fra i due secoli, il concorso per la costruzione del nuovo palazzo Municipale: «Il progetto che vinse, firmato dall'architetto Annibale Rigotti e dall'ingenger Crescentino Caselli, rompeva con la tradizione aprendo alla modernità ma ancorandosi ai linguaggi che si erano già affermati in città, per esempio il neogotico». Da lì, una carrellata di perle: dal Bastione Saint Remy (o meglio: la terrazza Umberto I) degli ingegneri Giuseppe Costa e Fulgenzio Setti al museo archeologico dell'ingegner Dionigi Scano, che col suo linguaggio neo-rinascimentale ha lasciato una profonda impronta sul tessuto urbano. Poi le splendide ville di viale Merello, viale San Vincenzo, viale Trento, nelle quali lo stile è eclettico e il liberty si riduce a ornamento esteriore; i villini di viale Regina Elena; i palazzi sul largo o nella zona via Gorizia/via Vittorio Veneto. Fino ad arrivare all'avvento del moderno, introdotto in città dall'architetto Ubaldo Badas.
PROGETTI IMPOSSIBILI L'architetto Franco Masala ha invece ripercorso la storia urbanistica della città: quella realizzata e quella che (spesso per fortuna) non lo è stata. Fra i progetti inguardabili quello proposto in piena epoca fascista dall'ingegnere del Comune Salvatore Rattu (in seguito autore di opere pregevoli) che proponeva una triste razionalizzazione della zona via Manno/piazza Yenne, con la statua di Carlo Felice rimossa e sostituita da tre giganteschi fasci. C'erano spinte, all'epoca, allo sventramento di ampie porzioni di Marina e Castello, con l'intento di “fare aria” attorno ai monumenti. Nel 1929, il concorso per il piano regolatore della città, varato nel 1938, approvato dal ministero nel 1941 ma restituito al Comune, perché fosse adeguato alla prima legge urbanistica, il 5 febbraio 1943: dodici giorni dopo sarebbe stato superato, tragicamente, dalle bombe alleate che rasero al suolo 862 delle circa settemila case allora esistenti a Cagliari danneggiandone altre 1.700.
Marco Noce