Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Viaggio in Sardegna, lo sguardo della futurista Maria Mori

Fonte: La Nuova Sardegna
9 maggio 2014

al Castello di San Michele a cagliari

 

di Daniela Paba w

CAGLIARI A Marisa Mori, protagonista del Novecento, è dedicata la personale del castello di San Michele fino al 1° giugno: “Marisa Mori, Viaggio in Sardegna”. La mostra prende spunto dai viaggi che la pittrice ha compiuto, da sola, nel 1957 e 1959 alla scoperta dell'isola, per proporre una selezione di opere – circa 60 tra pitture e disegni - che della ricerca dell’artista traccia il panorama, dagli esordi come allieva di Felice Casorati, all'adesione al futurismo di Marinetti, fino al ritorno a una pittura realista ed emotiva che caratterizza l'ultima maniera. Nata nel 1900 a Pistoia, Marisa Lurini (prende il cognome dal marito Mario Mori), si trasferisce a Torino e viene accolta alla scuola di Casorati . L'incontro è una folgorazione e il gruppo che lo frequenta costituisce il milieu di formazione della Mori fino alla definitiva consacrazione, nel 1929, quando diventa la sua assistente. Non a caso la mostra si apre con due autoritratti, figure femminili senza volto, lunghi abiti e lunghi capelli definiscono luce e volumi. La lezione di Casorati è assai evidente nelle vedute di Torino e della Liguria, scorci dalle finestre e dai vicoli, interni domestici come la Camera da letto della nonna e il ritratto di Franco. Nella composta bellezza delle marine il rigore compositivo del maestro si sposa col gusto cromatico che vibra di luce velata. Negli anni Trenta la Mori entra nel Movimento Futurista ormai fascista. L'adesione è legata alla libertà delle forme e del segno che lei stessa interpreta con assoluta originalità: diviene esponente della aeropittura e compie alcuni voli acrobatici. Di quel periodo la mostra propone un disegno del Golfo di Cagliari visto dall'aereo e l'Ebrezza fisica della maternità, che rivendica una dimensione emozionale e femminile della ricerca. Quando il regime emana le leggi razziali la Mori rompe col Futurismo e, in dissenso col fascismo, dà rifugio agli amici ebrei, tra cui la famiglia Levi Montalcini, nella la propria casa di campagna. L'ultima sezione è dedicata al viaggio in Sardegna: visioni cupe e drammatiche di donne ferme nel tempo che la Mori trae da un funerale a Orgosolo; volti deformati dal dolore dell'attitidu, maschere plasmate alla sofferenza in composizioni claustrofobiche, quasi un affollarsi di volti e mani nell'incubo. Donne che pure trasmettono intatto il fascino del lampo nello sguardo, l'enigma dei corpi avvolti nelle vesti calde di colori.