Rassegna Stampa

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Comune di Cagliari: l'educazione sessuale e l'aventino

Fonte: web cagliaripad.it
2 maggio 2014

 

"E' facile fare demagogia proponendo di destinare poche migliaia di euro a contrastare altre, più ravvicinate emergenze sociali; la buona politica, però, deve saper investire anche sul futuro e quindi, in primo luogo, sull'educazione dei giovani"

 

Nella seduta del consiglio comunale di Cagliari del 29 aprile, dopo l'approvazione di un emendamento al bilancio proposto dal consigliere Petrucci che prevedeva un modesto stanziamento per favorire l'attivazione di corsi educazione sessuale nelle scuole, larga parte dell'opposizione ha abbandonato l'aula per protesta.

Motivo dell'insolita sollevazione una presunta estraneità della materia alle competenze dell'aula consiliare; avremmo in sostanza operato una sorta di invasione di un campo riservato alla scuola, alla quale si vorrebbero imporre, con iniziativa impropria e senza precedenti, materie e forme di istruzione. Qualche consigliere ha anche affermato, con toni piuttosto virulenti, che mai avrebbe consentito l'insegnamento scolastico di simili argomenti nei confronti dei propri figli (pur dando atto che si trattava di una mera petizione di principio, perché allo stato sprovvisto di prole).

Gli argomenti sembrano francamente pretestuosi. In questa consiliatura (determinazione n. 11214 del 3 dicembre 2013) l'amministrazione comunale, su proposta della commissione pari opportunità, ha deliberato e finanziato un progetto destinato alle scuole primarie di Pirri e Mulinu Becciu per l'educazione alle differenze e l'abbattimento degli stereotipi di genere; l'amministrazione si è anche fatta promotrice, con la scuola, di iniziative di educazione al rispetto dell'ambiente e all'educazione alimentare.

Evidentemente si tratta di progetti da promuovere e coltivare in accordo con le istituzioni scolastiche, le quali, è bene ricordarlo, hanno fra le loro finalità quella di esprimere “capacita' di confronto, interazione e negoziazione con gli enti locali, le istituzioni, le organizzazioni sociali e le associazioni operanti nell'ambito territoriale di pertinenza” (art. 1 u.c. DPR 18 giugno 1998 n. 223).

Scuola e comuni, dunque, non sono mondi separati, ma debbono perseguire obiettivi comuni per migliorare la qualità della vita dei cittadini. Fra questi obiettivi rientra certamente l'educazione sessuale, come ribadito dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, Agenzia dell'ONU per la salute che  negli “Standard per l'Educazione Sessuale in Europa” ha raccomandato ai responsabili delle politiche e alle autorità scolastiche e sanitarie l'adozione di adeguate misure educative in materia fin dall'infanzia.

E' facile fare demagogia proponendo di destinare quelle poche migliaia di euro a contrastare altre, più ravvicinate emergenze sociali; la buona politica, però, deve saper investire anche sul futuro e quindi, in primo luogo, sull'educazione dei giovani. Preparando fin d'ora una nuova generazione di cittadini maturi, capaci di scegliere governanti che abbiano fra le loro priorità anche quella di attirare le persone minorenni dentro le aule scolastiche piuttosto che nelle proprie alcove.

Giuseppe Andreozzi

Consigliere comunale di Cagliari dei Rossomori