Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Un percorso di fede gestito da gente comune

Fonte: L'Unione Sarda
2 maggio 2014


L'ARCICONFRATERNITA DEL GONFALONE. Conservare la laicità

 


 

Don Mario Ledda

L e Confraternite non sono comunità di santi.
E questa è una bella notizia, perché chi aderisce a simili Sodalizi è gente comune, normale, che vive quotidianamente le gioie e le fragilità di tutti. Non esiste un di più che li esoneri dalla fatica del vivere. Eppure... Eppure una certa forma di devozione si è mantenuta ininterrotta per lunghi secoli ed è arrivata fino ai nostri giorni integra: possono cambiare forme, modi, strutture, talvolta l'abbigliamento. Non è mutata la devozione, cioè il desiderio di dedicarsi al culto di questo o di quel Santo, di questo o di quel Mistero di Cristo o della Madonna. “Devozione”, in realtà, non significa compiere atti di devozione (litanie, novene, e simili), quanto dedicare se stessi a santificarne la propria vita e a diffondere la conoscenza e il culto di quel Santo. Questi due obblighi sono una costante di tutta la legislazione confraternale antica e moderna, alla quale si aggiunge spesso (ahimè, non sempre!) l'obbligo del servizio ai poveri. Lo scarto tra fragilità umana e impegni spirituali segna in profondità il cammino delle Confraternite, nelle quali non si “scaccia” il peccatore ma lo si comprende, non si “elimina” chi sbaglia ma lo si aiuta, non si pretende un'impossibile “perfezione” ma la si cerca lungo le strade dell'accoglienza reciproca, percorsa insieme. Non è un caso che l'attività visibile prevalente delle Confraternite si possa ricondurre alla forma del Pellegrinaggio, o della più breve Processione, segno del cammino di conversione. A questo proposito è sempre utile ricordare che il viaggio di sant'Efisio verso Nora è, e deve rimanere, un Pellegrinaggio, cioè un percorso - magari faticoso - motivato da una mèta da raggiungere, lungo un itinerario condiviso con tanti compagni di viaggio. Parole quali “sagra”, “festa”, “sfilata” e simili non danno onesta ragione a simile gesto di un popolo, peccatore ma credente. Il contorno sarà sempre benvenuto, ma non dovrà essere prevalente nella fenomenologia dell'evento. Il Pellegrinaggio a Nora è sempre stato un fatto di popolo: le dolorose e gloriose immagini del '43 sono là a ricordarlo. Sono i fedeli che si uniscono alla Confraternita per celebrare questo atto di culto antico e sempre attuale. È attività squisitamente laicale (come peraltro sono strettamente laicali le stesse Confraternite) e la presenza del clero è definita dall'ininterrotta tradizione: ci sarà il Decano del Capitolo Metropolitano dietro il Cocchio, e ci sarà il Cappellano del Pellegrinaggio davanti al Cocchio. Altre presenze clericali, altri paramenti variopinti, altri camicioni bianchi e svolazzanti sono del tutto fuori posto. Seguire sant'Efisio per rubare un'istante di visibilità forse non rasenta la bestemmia ma centra in pieno la stupidità. L'Arciconfraternita del Gonfalone sotto l'invocazione di sant'Efisio martire ha costantemente difeso la sua natura di associazione di laici, chiedendo al Clero la necessaria guida spirituale e la celebrazione del culto liturgico, ma non permettendo che ingerenze clericali si insinuassero nell'organizzazione interna. I Presidenti che si sono succeduti nella sua lunga storia (chiamati “Primo Guardiano”) hanno sempre operato in questo senso. Amo ricordare due figure, tra le tante e tutte di spessore, che sono state l'avvocato Carlo de Magistris e l'insegnante Luciano Salis, ora partecipi della Confraternita del Cielo. Due figure di diverso percorso culturale che hanno guidato il Sodalizio nella via del vero culto e devozione, con un occhio attento alla cultura e alla storia. Al primo si deve, fra l'altro, un intenso lavoro di recupero e protezione dei beni culturali di pertinenza della Chiesa, al secondo l'attenta ricerca e una caparbia fedeltà alla tradizione più vera
contro ogni inquinamento o deviazione. Tutt'e due hanno lasciato in eredità l'esempio di come sia possibile camminare nella fedeltà alla Chiesa mantenendo, e nel caso difendendo, l'originaria laicità della Confraternita. Su questa strada hanno proseguito altri Presidenti, se pur con alterna fortuna.
L'attività apostolica dei laici, tanto esaltata dal Concilio Vaticano II, stenta ancora a prendere lo slancio di autonomia che gli compete. Le Confraternite sono i più antichi esempi di aggregazioni laicali, alcune in Italia hanno doppiato il mezzo millennio di vita, fra quelle di Cagliari molte i quattrocento anni: il loro perdurare nella storia della Chiesa dice che da loro c'è qualcosa da imparare. Sempre che l'immortale clericalismo lo consenta.