Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Da Rubalcaba a Seun Kuti E il festival guarda al 2015

Fonte: La Nuova Sardegna
3 aprile 2014

Jazz in Sardegna si unisce a Calagonone e Sant’Anna Arresi per crescere ancora
Il prossimo anno un’edizione speciale tra Cagliari, zone interne e Sulcis


 


di Walter Porcedda 

CAGLIARI Il formidabile Gonzalo Rubalcaba, strepitoso pianista alla guida del potente quartetto battezzato Volcàn – nomen omen, per capire la prodigiosa macchina di suoni e ritmo –, la rivelazione della nuova stella brasiliana, la bella cantautrice Maria Gadù, pupilla di Caetano Veloso che l’ha tirata su con come una chioccia finchè è diventata star celebrata in tutto il pianeta dopo il successo del singolo “Shimbalaye” e, soprattutto, un attesissimo ritorno. Quello della orchestra Egypt 80, leggendaria formazione del rivoluzionario e geniale Fela Anikulapo Kuti padre dell’afro beat, oggi, dopo la sua scomparsa, guidata dal figlio Seun Kuti che accanto al repertorio paterno ripropone un aggiornamento di quella musica e quei ritmi con l’identica e inossidabile forza di una superband come poche. Queste le stelle di punta di Jazz in Sardegna che per la sua trentatresima edizione, lascia temporaneamente l’abito dell’Expò per vestire quello della rassegna con il dispiegarsi di una serie di appuntamenti di alto livello tra l’imminente estate e l’autunno-inverno.

 

Tra luglio e agosto i primi tre, tutti al Parco della Musica, spazio già sperimentato con successo la scorsa edizione, con i concerti previsti il 1 luglio (Maria Gadù), il 18 luglio (Rubalcaba e Volcàn) e il 12 agosto (eun Kuti e the Egypt 80). Gli altri invece sono attesi tra ottobre e dicembre e su questi c’è il top secret (ma siamo in grado di anticipare che tra questi ci sarà con buona probabilità quello del sassofonista italo americano Joe Lovano). Fin qui le news dei concerti del festival questo anno declinato in termini di rassegna. Ma la vera notizia riguarda proprio la futura edizione dell’European Jazz Expò in cantiere per il prossimo ottobre 2015 e che ieri è stato anticipato dall’insolito schieramento di tre direttori artistici di altrettante storiche rassegne. Anzi le più blasonate. Con Massimo Palmas di Jazz in Sardegna anche Basilio Sulis di Sant’Anna Arresi e Giuseppe Giordano di Calagonone jazz. Tre festival per un Expò. Sì perchè – e questa è la più rilevante novità – le tre sigle hanno deciso di unirsi e consorziarsi proprio per la prossima edizione dell’Expò – quella del decennale, varando una iniziativa inedita. Accanto alla manifestazione urbana, quella che vede cioè con la solita programmazione di sessanta live in due giorni, tenuti in diversi palcoscenici (anche contemporaneamente) con il contorno di stand dedicati alla musica e alla immagine della Sardegna, si affiancheranno altre due giornate. Una nelle zone interne della regione e l’altra nel Sulcis iglesiente con un occhio di riguardo al patrimonio geominerario. Saranno delle giornate realizzate rispettando lo stesso format originale dell’Eje che a sua volta interagirà con l’Expò 2015 di Milano per catturare flussi di turismo. L’obiettivo è ambizioso. Oltre a consolidare una leadership europea tra le manifestazioni del settore (non a caso a fine aprile i tre festival saranno presenti alla grande Fiera di Brema per “vendere” già l’edizione 2015 a direttori artistici di mezza Europa) c’è quello di mantenere in Sardegna un appuntamento di punta riservato agli addetti ai lavori del mondo del jazz da condividere con grandi numeri di pubblico e, infine quello di diventare polo di attrazione del turismo culturale.

 

«La proposta nasce dalla presa d’atto comune delle difficoltà causate dalla crisi attuale – ha spiegato Palmas – e dalla conseguente voglia di rispondere in modo intelligente, partendo proprio dalla nostra comune esperienza e dalla necessità di difendere un format di successo come quello dell’European Jazz Expò. In questo seguiamo gli insegnamenti di Alberto Rodriguez tra i fondatori del nostro festival, che ci spronava anche nei momenti di crisi a pensare più in grande. Non faremo concerti in chiesette di campagna, per intenderci, ma svilupperemo il progetto in situazioni nuove». Una proposta che permette «non solo di esercitare buone pratiche di turismo culturale integrato e sostenibile, ma soprattutto realizzare – ha rilevato Giuseppe Giordano – un sogno: valorizzare il vasto ed eterogeneo patrimonio culturale delle zone interne, dall’enogastronomia all’arte della filigrana, dal paesaggio ai siti archeologici come Serra Orrios, Tiscali, ma anche piazza Satta, il Man e il Museo Nivola». «Adesso – chiude Sulis – c’è un grande lavoro da fare per coinvolgere altri partners e istituzioni. Punta Giara ha sempre creduto nella necessità di sperimentare nuove idee. C’è bisogno di puntare così a un progetto di alto respiro in grado di interessare anche oltre la nostra stessa isola».