Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Soru: «I sardi dicano no al colonizzatore»

Fonte: La Nuova Sardegna
7 gennaio 2009

MERCOLEDÌ, 07 GENNAIO 2009

Pagina 3 - Fatto del giorno 



Parole d’ordine per gli alleati «Coesione e rinnovamento»



Il discrimine di questa competizione è se ci fidiamo di noi stessi o se dobbiamo metterci ancora nelle mani dell’esterno

FILIPPO PERETTI

CAGLIARI. In un bagno di folla che ha ricordato la partenza del 2004 Renato Soru ha lanciato la sfida non a Ugo Cappellacci ma a Silvio Berlusconi, che egli considera il suo vero competitore. «La Sardegna - ha detto il governatore dimissionario - deve scegliere se avere fiducia in se stessa o negli altri». Chiaro anche il messaggio ai dissidenti del Pd e al Centrosinistra: «Rinnovamento e unità».
Per l’apertura della campagna elettorale in vista del voto anticipato del 15 e 16 febbraio, ad ascoltare Renato Soru più di duemila persone (in una sala che ha ottocento posti a sedere) e almeno un altro migliaio davanti ai maxischermi all’esterno. «Abbiamo organizzato tutto in pochi giorni, non mi aspettavo tanta gente», ha detto. Hanno fatto fatica ad entrare persino i big politici del Centrosinistra, molti dei quali sono rimasti in piedi.
Ripetendo ogni volta «è agli atti», Soru ha illustrato «le cose fatte»: dalle riforme alla tutela dell’ambiente, dal risanamento del bilancio alle vertenze con lo Stato, dalle politiche sociali ai finanziamenti per la scuola e l’innovazione, dalla semplificazione amministrativa alla riduzione dei costi. E ha anche elencato «le cose da fare» perché «non era pensabile realizzare tutto il cambiamento in pochi anni». Ma più che agli elettori («qui dentro non dobbiamo convincere nessuno») ha parlato, con diverse novità, innanzitutto al suo partito e alla sua coalizione. E ha lanciato un chiaro messaggio di sfida anche allo schieramento avversario e in particolare al suo leader nazionale.
Al suo partito, il Pd guidato ora dal commissario veltroniano Achille Passoni, e alla coalizione di Centrosinistra Soru ha insistito sulla scelta del «rinnovamento», parola chiave che ha ripetuto più volte perché, ha detto, occorre costruire una «nuova classe dirigente». Ed è sul «rinnovamento» che ci sono problemi politici sia nel Pd sia nell’alleanza: perché l’idea di Soru, condivisa da Passoni, di ridurre da tre a due il limite di mandati sta provocando tensioni nella formazione delle liste. Il presidente uscente non si è soffermato sui dettagli, ma ha posto il problema in termini perentori, come quando ritiene che non si possa più tornare indietro. Ma - rispetto a cinque anni fa e rispetto anche all’apertura della crisi che ha portato alla fine anticipata della legislatura, Soru ha evitato di polemizzare con i partiti. Anzi. Già durante gli interventi dei testimonial che hanno aperto la convention alla fiera, Soru ha precisato: «Quando dicono Soru si riferiscono a tutto il Centrosinistra». Come dire: i meriti sono di tutti. E nel suo intervento ha più volte sottolineato l’importanza di una «vera coesione» dell’alleanza. Tanto che ha manifestato l’auspicio che «della coalizione facciano parte anche i socialisti». Un’apertura politica che potrebbe favorire la ripresa del dialogo dopo lo strappo con Peppino Balia: ieri del Ps in sala c’erano solo i dissidenti.
E Soru ha salutato con particolare apprezzamento la presenza di altri dissidenti, quelli del Psd’Az, presenti in sala con le bandiere dei 4 Mori. Nella conferenza stampa che ha chiuso la serata, il leader del Centrosinistra ha dato la notizia che «ci sarà la lista dei rossomori». E’ la lista dei sardisti che, in posizione di conflitto con il partito che ha deciso di trattare con il Centrodestra, si sono schierati con Soru e con il Centrosinistra. E ricordando la biografia di Emilio Lussu («Il cavaliere dei rossomori») scritta da Peppino Fiori, Soru ha ricordato: «Ho riletto alcune pagine e ho visto come la storia tragicamente si ripete. Anche i sardofascisti dialogarono con Mussolini, il quali disse loro di stare tranquilli, che alla Sardegna ci avrebbe pensato lui». E ha concluso: «Anche Mussolini era Cavaliere».
Il riferimento a Berlusconi è stato esplicito anche nel suo intervento in sala. «Non bastano - ha detto - le pacche sulle spalle, non basta dire ci penso io, soprattutto se non ci ha pensato sino a ora. C’è in molti l’idea che bisogna confidare nel colonizzatore forte. Questo è il discrimine: alla Sardegna ci pensiamo noi o ci deve pensare lui? Ci dobbiamo fidare di noi stessi, del nostro senso di responsabilità, delle nostre competenze e del nostro orgoglio, o dobbiamo affidarci all’esterno? Questo è il senso della sfida elettorale».
Durante il suo intervento di un’ora Soru non ha mai citato Cappellacci. Perché?, gli hanno chiesto i giornalisti nella conferenza stampa. «Indirettamente lo cito quando dico Meglio Soru», ha risposto. E ha poi spiegato perché allo slogan del 2004 ha aggiunto «Meglio la Sardegna». «Serve - ha aggiunto - per dire che dobbiamo farcela noi, con le nostre forze, senza che dall’esterno di dicano cosa dobbiamo fare». Cosa pensa del candidato del Centrodestra?, hanno insistito i cronisti. «Non voglio commentare - ha risposto Soru - ma gli auguro come a tutti di operare bene con spiriti di servizio, magari con un po’ più di autonomia». Solo una frecciata per non modificare il vero bersaglio: Soru ha scelto di competere con Berlusconi e punta a suscitare una reazione dei sardi rispetto all’idea del Pdl di fare una campagna elettorale fondata sulla costante presenza del leader.
Ma Soru pensa davvero, come dice, di avere con sé una coalizione unita? «Io dico sempre quello che penso», replica al giornalista. E a chi gli chiede del Pd risponde: «Noi discutiamo alla luce del sole. Ho più paura dei partiti che non discutono e che si convocano a casa per imporre le decisioni». Il riferimento a Villa Certosa è più che esplicito.
Soru sa che è una campagna elettorale difficile. Gliel’hanno detto anche alcuni testimonial: «Bisogna spiegare bene le cose che sono state fatte». E il leader del Centrosinistra ha così lanciato un messaggio forte agli alleati e ai presenti: «Andiamo casa per casa a spiegare, a dire le cose che abbiamo fatto, di quanto valga il cambiamento che abbiamo già realizzato». Dato che i molti «no» detti in questi anni per realizzare il programma, Soru ha spiegato: «Dobbiamo dire che i tanti no servivano per creare le condizioni del cambiamento. Ora che abbiamo messo legna in cascina ci sono le possibilità di proseguire su questa strada e di assicurare, come già abbiamo fatto con aumenti straordinari alle risorse, la piena solidarietà a chi si trova in difficoltà ed è rimasto indietro. Per coniugare la politica dello sviluppo alla solidarietà». E ha ripetuto più volte un evengelico «Non abbiate paura»: «Ditelo ai sardi, non abbiate paura del cambiamento».
Alle elezioni mancano ormai appena quaranta giorni. Lo staff di Soru ha stampato una pubblicazione per dimostrare che il programma del 2004 è stato realizzato, che «la Sardegna ha sollevato la testa» e «non chiede più ma pretende il rispetto dei propri diritti». Citando la frase di un missionario, ha concluso: «Non chiediamo che ci diano il pesce da mangiare, vogliamo la canna da pesca».