Rassegna Stampa

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Nell'isola anche il terziario è in crisi: morte 2600 imprese, 4800 nuovi disoccupati

Fonte: web SardegnaOggi.it
14 marzo 2014

Economia e Lavoro  
    
Prosegue in Sardegna l'emorragia di imprese nel settore del terziario, che registra nel 2013 un saldo negativo tra natalità e mortalità di oltre 2.600 attività commerciali, in aumento rispetto al 2012 quando il saldo negativo aveva sfiorato quota 2.200.

CAGLIARI - La situazione di crisi è in linea con il trend nazionale dove permane più alto il numero di cessazioni rispetto a quello delle iscrizioni, anche se nella Penisola si assiste ad una lieve frenata della mortalità delle imprese data dal maggior numero di iscrizioni, soprattutto al Nord.

Lo evidenza una ricerca dell'Ufficio Studi Confcommercio che ha elaborato i dati mensili Movimprese sui servizi di mercato (corrispondenti alle sezioni dell’Ateco 2007) del Commercio, Trasporto e magazzinaggio, Attività dei servizi di alloggio e ristorazione, Servizi di informazione e comunicazione, Attività immobiliari, Attività professionali, scientifiche e tecniche, Noleggio, agenzie di viaggio, servizi di supporto alle imprese, Istruzione, sanità e assistenza sociale, Attività artistiche, sportive, di intrattenimento, Altre attività di servizi. E' escluso il settore delle attività finanziarie e assicurative.

Nel dettaglio nell'Isola si è passati da un saldo di -2.198 nel 2012, dato da 2.732 rispetto alle 4.930 cessazioni, ad un saldo negativo di 2.640 nel 2013, quando le cessazioni sono state 5.496 e le iscrizioni 2.856. Non va bene neppure nel Sud Italia dove il saldo negativo passa da 28.204 imprese (38.912 nate e 67.116 cessate) a 29.439 (41.051 nate e 70.490 cessate). Se poi si scorre tutta la Penisola, nel 2012 ci sono state 112.968 iscrizioni, 214.977 cessazioni con un saldo di -102.009; nel 2013 le iscrizioni sono state 122.272, le cessazioni 218.469 e il saldo negativo è di 96.197.

“L'onda lunga della crisi sta lasciando il segno in modo sempre più marcato e la Sardegna, come sappiamo da sempre, subisce i contraccolpi della crisi in ritardo rispetto alle aree più sviluppare del Paese – spiega il presidente dell'associazione in Sardegna, Agostino Cicalò – Le 2.600 imprese che hanno cessato l'attività hanno lasciato a casa 4.800 persone sia piccoli imprenditori che dipendenti. Confidiamo in tempi celeri per la nomina del nuovo esecutivo regionale - aggiunge - rendendoci disponibili a dare il nostro contributo progettuale all'assessorato regionale al Commercio e Turismo per avviare da subito le azioni che gli competono a sostegno del rilancio dei comparti economici che rappresentiamo e che assommano ad oltre il 70% degli occupati dell'Isola".