Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Il derby tra Irpef e Irap divide l’isola

Fonte: La Nuova Sardegna
11 marzo 2014

 

La crisi deriva dal calo dei consumi e degli investimenti. Il taglio delle imposte può dare ossigeno al sistema regionale

 

Domani il governo Renzi varerà le prime misure anti-crisi e la Sardegna si chiede quali provvedimenti possano portare benefici al sistema economico regionale. La scelta è quella di coloro che si trovano di fronte a un bivio per rimediare alla caduta dei consumi e al crollo degli investimenti. La coperta è corta, quasi impossibile agire su entrambi i fronti e infatti il governo non sembra intenzionato a distribuire un po’ di soldi a pioggia perché alla fine nonservirebbe a nessuno. Che fare? Cercare di rilanciare i consumi tagliando l’aliquota Irpef per le fasce meno abbienti o intervenire a favore delle imprese? Alberto Scanu, presidente della Confindustria, non ha dubbi: «Il taglio dell’Irap è importante per dare ossigeno alle imprese. Poi è chiaro che per la ripresa occorre far ripartire i consumi ed eliminare gli ostacoli della burocrazia ». Marco Sulis (Confesercenti), presidente di Rete Imprese Sardegna, spiega che il problema è la desertificazione produttiva: le aziende di piccole dimensioni non possono innovare e nemmeno avere propensione per le esportazioni. «L’eventuale immissione di liquidità nel sistema da parte dei consumatori», afferma Sulis, «è ben accetta anche dalle imprese. Quindi vediamo bene la detassazione dei lavoratorima allo stesso tempo è bene tenere a mente che il peso del fisco sulle aziende è diventato insopportabile. Per questo il taglio dell’Irap è un segnale importante, un meccanismodaperfezionare ». Il dilemma non è di facile soluzione perché se il problema è la caduta della domanda aggregata bisogna decidere se agire sul versante dei consumi o degli investimenti. La letteratura scientifica è piuttosto variamaun punto è fermo: la detassazione degli utili di impresa non ha portato a nuovi investimenti ma, in molti casi, è servita a evitare fallimenti. Che è sempre un dato positivo. «In Sardegna, noi abbiamo già la normativa sull’abbattimento dell’Irap», spiega Francesco Porcu, segretario generale della Cna, «ora, però, dobbiamo renderla pienamente operativa, visto che oggi sulla norma c’è l’incertezza derivante dall’articolo 10 dello Statuto, non modificato». E da più parti si pensa a un’Irap «selettiva » il cui taglio, ad esempio, potrebbe andare a beneficio di quelle imprese che investono ecomunquenonlicenziano. «La volontà di fare investimenti è legata alle aspettative di ottenere profitti», sostiene Francesco Lippi, presidente della Confapi, l’associazione regionale delle piccole e medie imprese. Tagliando l’Irpef i consumi sono destinati ad aumentare ma resta il nanismo delle imprese. E resta la gestione della recessione che ci ha portati indietro di quindici anni e che è andata ad impattare sulle fasce più deboli: giovani e piccole imprese. La riduzione della spesa pubblica, accompagnata da un aumento vertiginoso dell’imposizione fiscale ha fatto aumentare le diseguaglianze nella società. Caduta la domanda aggregata, chi si è arricchito negli ultimi anni in Italia? Sparito il ceto medio, si sono arricchiti i mercati finanziari e le élite perché gli investitori medi - una volta definiti Bot people – non amano ricorrere alla finanza. La ricetta della Confapi è chiara: bisogna mettere in campo azioni concrete per l’industria. L’impresa è sotto scacco, poi, per i ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione e per il blocco del credito. Tutto questo ha portato alla contrazione dei fatturati. Sull’orlo dell’emergenza sociale sarebbe importante immettere liquidità riducendo la pressione fiscale di coloro che hanno la soglia di reddito sotto i 25 mila euro (ed è la maggioranza). Significa che, se a questa fascia venisse destinato l’intero ammontare, dieci miliardi di euro, un lavoratore con una busta paga di 1.500 euro potrebbe disporre di 80 euro in più. Soldi che nelle fasce meno abbienti verrebbero destinati ai consumienonal risparmio.