Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La memoria di Stampace

Fonte: L'Unione Sarda
24 febbraio 2014

 

Idee di recupero dopo l'abbandono e i crolli dell'Ottocento - La chiesa e il chiostro di San Francesco nel cuore del quartiere

 


Quel che rimane è seminascosto. Eppure bastano le poche tracce appena visibili per farsi un'idea e capire che i resti del chiostro e della chiesa di San Francesco di Stampace alludono a un antico splendore oggi solo immaginari, persi nella memoria di chi sa o ha visto. I passanti e gli automobilisti che ogni giorno percorrono via Mameli, dove le testimonianze del convento si affacciano, in genere tirano dritti e raramente, solo quando la curiosità ha il sopravvento, riescono a fermarsi e a fantasticare sull'origine, la grandezza, la ricchezza « del più bel chiostro - annottava il canonico Giovanni Spano nella seconda parte dell'Ottocento - dei conventi della Sardegna ».
PROGETTO Nel corso Vittorio Emanuele, sul lato sinistro della strada, diversi locali nascondono ancora i resti della chiesa e del chiostro. È possibile osservarli anche dal cortile interno, entrando da via Mameli. L'area è diventata parte di diverse abitazioni private e già in passato ci sono stati diversi tentativi di passaggi di proprietà. Un privato ha avanzato idee di recupero all'attenzione del Comune. «Un progetto che presto esamineremo», ha detto il sindaco Massimo Zedda.
LO STUDIO Per il momento, della chiesa e del chiostro, restano una puntuale ricognizione fotografica e scritti della Soprintendenza ai beni ambientali, architettonici, artistici e storici per le province di Cagliari e Oristano risalente al 1991, curati da Francesca Segni Pulvirenti, Grete Stefani, Alessandra Pasolini e Alfredo Ingegno. «Quello che rimane della chiesa di San Francesco di Stampace», scriveva la soprintendente Pulvirenti, «costituisce un importante documento della storia della città fin dall'inizio del XIII secolo». Testimonianza oggi ridotta a un rudere.
STAMPACE Intorno alla chiesa (amata e frequentata dai cagliaritani, “esclusi da Castello, roccaforte dei Catalani e Aragonesi”) si svolgeva la vita religiosa e culturale di Stampace. Era “il simbolo della società mercantile e borghese che, con la partecipazione all'abbellimento della chiesa con retabli e sculture, ottiene benemerenze nei confronti del clero e della cittadinanza”.
GLI SCRITTI Sul chiostro e sulla chiesa hanno scritto in tanti: dal canonico Spano a Dionigi Scano nel 1938. Ma l'unica dettagliata descrizione si deve al canonico Spano, ospite del chiostro per qualche tempo nell'Ottocento. Nel 1991 Grete Stefani scriveva che «la chiesa e il convento di San Francesco cominciarono a risentire, già nella prima metà dell'800, delle innovazioni urbanistiche e delle mutate condizioni economiche e politiche che furono causa del loro definitivo abbandono».
I FRATI Si entrava nella chiesa dal corso Vittorio Emanuele “attraverso un portale” perché la facciata dell'edificio era stata chiusa da alcune costruzioni “in seguito alla vendita del terreno antistante da parte dei frati”. Delle casupole costruite “addosso alla chiesa dai frati, per l'ingordigia dell'affitto, ne deturpavano l'esterno”.
CRONISTORIA Il convento venne chiuso il 26 marzo 1861 a causa delle leggi sulla soppressione degli ordini religiosi. Ma la prima vera minaccia risale al 1828 quando il ministro degli Interni annunciò di voler trasformare il convento in ospedale civile. Nel 1862 il chiostro venne trasformato in caserma dei carabinieri. Nove anni dopo, il primo novembre 1871, un fulmine colpì il campanile, danneggiandolo: i residenti delle case vicine ne invocarono la demolizione. L'11 gennaio 1875, dopo un sopralluogo del canonico Spano e dell'architetto Gaetano Cima, crollarono gli archi delle cappelle e le travi del tetto. Due anni dopo il ministero della Pubblica istruzione autorizzò il Demanio alla vendita. La chiesa venne chiusa nel gennaio 1967 anche se i frati continuarono a celebrare funzioni religiose.
Pietro Picciau