Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

L’inimitabile, geniale leggerezza dei Momix

Fonte: La Nuova Sardegna
31 gennaio 2014

 
Cagliari, il gruppo fondato da Moses Pendelton fino a domenica porta in scena “Alchemy” al teatro Comunale




di Roberta Sanna wCAGLIARI. wL’immagine del volto di Dante Alighieri è proiettata su un sipario che pare prendere fuoco, un diluvio biblico spegne le fiamme e conduce lo sguardo in un abisso marino… Chissà se le figure che si aggregano intorno ai tubi luminosi che citano le sequenze del DNA sono nuclei di cellule o già microrganismi primordiali, e se i danzatori che roteano come dervisci sono gli elementi che hanno reso possibile il nascere della vita. Di certo queste sono le prime straordinarie suggestioni che ipnoticamente si moltiplicano in “Alchemy” dei Momix, nuovo spettacolo, tra visione new age e grande mito, in scena da avant’ieri e sino a domenica 2 febbraio (ogni sera con inizio alle ore 20,30) al Teatro Comunale di via Sant’Alenixedda - per l’organizzazione di Ad Arte spettacoli. Ha scelto questa volta di partire dalle alchimie di Terra, Aria, Acqua e Fuoco, il celebre Moses Pendleton, artefice del gruppo, che partendo negli anni Ottanta dal connubio tra danza e sport, ha continuato a creare spettacoli di sempre nuova inventiva e bellezza estetica caratterizzati da continue metamorfosi della visione. E con le tante tournée internazionali di grande successo ha fatto dei Momix una delle più acclamate compagnie di danza contemporanea degli ultimi trent'anni. Accade così anche per Alchemy. I corpi danzanti, i costumi che spesso diventano essi stessi scenografia, gli attrezzi e i manufatti semoventi su cui si muovono acrobaticamente i danzatori, le proiezioni evocative, i giochi di luce raffinatissimi, il tutto condotto con una grande precisione artigianale e tecnologica, raccontano di visione in visione, di coreografia in coreografia, una sorta di viaggio dalla materia inanimata alla spiritualità. In un susseguirsi di quadri dominati dal rosso, il bianco, il nero, e naturalmente l'oro, meta della trasmutazione alchemica dei metalli vili, i Momix attraversano aurore boreali, riti tribali di fecondità, profondità cosmiche con danze di esseri di luce. Su musiche trascinanti, dall’etnico al rock, passando per brani celebri di Moricone, gli straordinari dieci danzatori e acrobati diventano nuvole, bozzoli, corolle sospinte dal vento, imitano geometrie geologiche e elementi botanici, volano in amplessi aerei, nuotano come sirene e zampettano come granchi, si moltiplicano e sdoppiano in caleidoscopiche allegorie in movimento, compresa l’assenza di gravità e l’unione del maschile e del femminile. Andando verso il vero “prodigio”, ovvero, come ha recentemente dichiarato il coreografo, “far sgorgare l'oro da dentro di noi”. Per arrivare quindi, partendo dall’ispirazione primaria de la “Rosa Alchemica” di William Butler Yeats, a “quella raffinata bellezza spirituale che sola potrebbe sollevare e rapire anime gravate di tanti sogni” evocata dal grande poeta, scrittore e mistico irlandese. Gli applausi sono scroscianti durante i saluti finali che tributano ai danzatori, acrobati e “alchimisti” (compreso Moses Pendleton), il dovuto omaggio del pubblico che ha affollato il teatro.