Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Cacip, il tesoro ritrovato

Fonte: L'Unione Sarda
30 gennaio 2014

 

Tornano in vendita i terreni espropriati nel 2010 - Per il Consiglio di Stato quei 177 ettari non sono del Demanio

 


«Sapevano di avere ragione e abbiamo sempre avuto fiducia nella magistratura. Ora è chiaro a tutti che quelle aree sono incontestabilmente nostre dal 1974 e che avevamo il diritto di alienarle». Il commissario del Cacip, Natale Ditel, non nasconde la propria soddisfazione il giorno dopo la sentenza con cui il Consiglio di Stato, ribaltando la pronuncia del Tar, ha restituito al Consorzio i terreni attorno al porto canale che nel 2010 gli erano stati portati via dall'Agenzia del demanio.
GLI EFFETTI Una vittoria importante, visto che si parla di un'area di 177 ettari di enorme valore, i cui effetti si annunciano dirompenti. «Il primo risultato - spiega Oscar Serci, direttore generale del Cacip - è che finalmente possiamo riprendere a vendere i lotti. Prima che ci venissero tolti i terreni avevamo una valanga di richieste, adesso però c'è la crisi e il quadro è mutato, basti pensare che sei anni fa i mutui per costruire avevano tassi dell'1,04%, oggi invece siamo all'8%».
GLI IMPRENDITORI Tra i più felici ci sono naturalmente i cinque imprenditori che, quando l'Agenzia del demanio intervenne rivendicando la proprietà pubblica delle aree, avevano già acquistato 9 ettari. Aziende del calibro del Gruppo Grendi, leader nel settore trasporto merci, che per costruire il capannone e acquistare il terreno investì all'epoca più di 5 milioni di euro. E che ora, dopo la chiara pronuncia dei giudici amministrativi, avranno un'arma quasi letale nella cause civili già in corso in cui chiedono allo Stato il risarcimento di decine di milioni di euro di danni.
IL TEMPO PERSO ««La cosa paradossale - conclude Serci - è che quei lotti sono stati urbanizzati con contributi regionali e che si sono spesi un sacco di milioni pubblici perché si insediassero le aziende. Adesso viene finalmente confermato il giusto operato del Cacip, ma rimane l'amarezza per il tempo perso e per i danni creati alle aziende e all'economia del porto. Ricordo bene che c'era chi diceva agli imprenditori di non comprare, che era una truffa, che vendevano beni demaniali. E non erano persone qualunque».
Massimo Ledda