Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Coppia sfrattata dalla casa-vagone

Fonte: L'Unione Sarda
13 gennaio 2014

 

Antonio e Patrizia dormono in un treno dismesso in viale La Plaia, che verrà smantellato

 

Un treno come casa, ma ora lo perderanno. Antonio e Patrizia vivono da un anno e mezzo in un vagone dismesso parcheggiato lungo il binario numero 4 dello scalo merci di viale La Plaia. L'8 gennaio hanno ricevuto lo “sfratto” dalle Ferrovie dello Stato. Entro un mese dovranno liberare la vecchia carrozza arrugginita in cui abitano perché quel vagone, così come tanti altri, sarà presto smantellato.
Per venire in contro ai “fidanzatini del treno” (come sono stati ribattezzati dagli angeli della notte che li assistono) l'impresa che cura le demolizioni ha annunciato che la loro casa di ferro sarà smantellata per ultima. In origine, alla coppia era stato intimato lo sgombero immediato. La proroga è stata concessa solo dopo una trattativa con la Polfer che si è dimostrata peraltro solidale. Antonio ha 43 anni, Patrizia 47. Se hanno scelto come dimora un vagone lungo 14 metri non è per spirito d'avventura. È stata la disperazione a spingerli.
Fino a un anno e mezzo fa conducevano una vita quasi normale, seppur tra mille difficoltà. Lui lavorava sui pescherecci, lei gestiva una ditta di catering. Un bel giorno, però, la vita ha voltato le spalle ad entrambi, contemporaneamente. Gravi problemi di salute e disoccupazione cronica. L'esistenza di Antonio e Patrizia è diventata un calvario. Fino al dramma dell'accattonaggio, culminato nella scelta di andare ad abitare in un vagone. A fare compagnia alla coppia, due teneri amici, lo yorkshire Stella e la gattina Zampa. «Quest'ultima, però, è venuta a mancare proprio domenica scorsa», racconta in lacrime Antonio, «il veterinario ci ha detto che aveva un tumore. Non c'è stato niente da fare, insomma». Un dramma nel dramma. «Ora viviamo con l'angoscia di perdere questo vagone che è l'unica cosa che abbiamo. Se entro un mese non riusciremo a trovare un'altra sistemazione ci manderanno via. Ci ritroveremo per strada, senza un posto per le nostre cose». Per accedere alla casa-carrozza bisogna utilizzare una scaletta. Una volta dentro si rimane di stucco per l'ingegnosa ottimizzazione degli spazi. A destra il letto matrimoniale, a sinistra l'angolo cottura. Nel mezzo mensole e scaffali adattati alle forme tondeggianti del vagone. «Volete un caffè? Ve lo facciamo senza problemi».
Accoglienza calorosa ma tanti problemi. «La volta della carrozza è tutta arrugginita e il freddo è pungente anche di giorno. Dormiamo vestiti con 7 coperte». L'acqua corrente ovviamente non c'è, stesso discorso per l'elettricità. Eppure la coppia riesce a mantenere un aspetto e una pulizia dignitosi. «Ci arrangiamo. La dignità non l'abbiamo persa». Trasportano l'acqua con i bidoni e si lavano. Per cuocere c'è un fornellino a gas.
L'unica fonte di reddito è un doppio sussidio: 150 euro in totale. «Non vogliamo finire di nuovo per strada», si disperano, «lanciamo un appello a chiunque possa aiutarci. Per favore dateci un tetto, anche un magazzino, qualsiasi cosa». Sul caso si registra un'interrogazione urgente del consigliere comunale Paolo Casu (Psd'Az) al sindaco Massimo Zedda e all'assessorato alle Politiche sociali. (p.l.)