Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

“Scarabea”, l’isola è un set folclorico

Fonte: La Nuova Sardegna
2 dicembre 2013

BABEL 
 

 
Il film di Hans Jurgen Syberberg apre oggi il festival del cinema 
 
 
 
 
 



di Gianni Olla

CAGLIARI L’apertura del Babel film festival – oggi alle 21 al MiniMax del Massimo alle 21 – è dedicata ad un film “sardo”, “Scarabea” (1968), poco noto ma sicuramente originale e anche interessante, se non altro perché totalmente fuori schema rispetto all’immaginario regionale al quale siamo abituati. Inoltre, il regista è Hans Jurgen Syberberg, che qualche anno dopo sarebbe diventato famoso per le sue opere sui grandi e famigerati personaggi germanici tra Otto e Novecento, ovvero Ludwing di Baviera, Wagner, senza dimenticare il suo film più celebre “Hitler, un film sulla Germania”. “Scarabea” è tratto da un bel racconto di Tolstoj, “Di quanta terra ha bisogno l’uomo”, dove, però, nella vicenda del “mugiko” sfidato dal diavolo a diventare un grande proprietario terriero, si aggira comunque il mito di Faust. Nella trasposizione di Syberberg, il mugiko è un agiato tedesco di mezz’età, Wilhelm Bach, che arriva a Orgosolo e chiede al capo del villaggio se vi siano terreni in vendita. Ottiene una risposta tolstojana: tutte le terre che esplorerà camminando dall’alba al tramonto, saranno sue, ma a patto di ritornare al punto di partenza con la luce del sole. Nella premessa che “le terre sono di chiunque le occupi”, sembra esserci ancora la traccia romantica di un altro celebre viaggiatore, Ernst Junger, che visitò l’isola nei Cinquanta. Ma la visione di Syberberg è ormai disincantata: rispetto a quella di Junger: la vera Sardegna non esiste. Oltre alle nude pietre di calcare in cui perde il protagonista, restano solamente i residui dionisiaci che precedono di circa vent’anni “Ybris” di Ledda e di quaranta “Miguel” di Salvatore Mereu: la festa con gli sgozzamenti sacrificali e cruenti di pecore e maiali; il rito delle donne che inondano di latte il protagonista per rafforzarne la virilità. Anche la scoperta di Cala Luna e Cala Sisine – 5 anni prima del film della Wertmuller – ha il sapore della profezia: Whilliem è tentato dal realizzare un nuovo, immenso, insediamento turistico le cui tracce stanno già in quel salotto sulla spiaggia con grande banchetto di aragoste e champagne. Caotico, ironico, paradossale, digressivo, spesso stancante, è un film decisamente importante per le stratificazioni di visioni dedicate alla già avvenuta modernizzazione e parallela mitizzazione dell’isola. Anche le coordinate geografiche rafforzano questo aspetto: in successione compaiono Orgosolo/Oliena e Cala Luna/Cala Sisine, il Supramonte e Dorgali, le feste campestri con tanto di turisti e la realizzazione di un film sui banditi che sembra “Barbagia” di Lizzani, innestato su “Giarrettiera Colt”, western di pochi anni prima, girato a San Salvatore di Sinis, che ebbe un grande successo in Germania, anche grazie alla presenza di Nicoletta Machiavelli, che compare anche in questa pellicola e che, in più di un occasione, citail suo personaggio. Forse il messaggio segreto è che Orgosolo (simbolo dell’intera Sardegna) più che inavvicinabile e incomprensibile, è solo un grande teatro coloristico e folclorico.