Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Contro l'ipocrisia

Fonte: L'Unione Sarda
20 novembre 2013

Parla l'attore in scena oggi al Massimo di Cagliari

 

Ghini e «il Belpaese da salvare»

 


«È noto che sono, oltre che un attore, un cittadino molto presente a quanto avviene nel quotidiano e perciò lo sottolineo: non si pensa al problema idrogeologico dell'Italia. La professionalità vuole che si risponda al dolore andando avanti con il proprio lavoro. Però, prima di iniziare lo spettacolo, ribadirò il concetto che questo è il nostro patrimonio e il Belpaese va salvato». Massimo Ghini guarda alla tragedia che ha colpito la Sardegna. E pensa che può sembrare fuori luogo arrivare a Cagliari con una commedia brillante. L'artista romano, assieme a Elena Santarelli, inaugura oggi (ore 20,30) al Massimo la prosa del Cedac con “Quando la moglie è in vacanza”.
Niente etichette da attore impegnato, giusto?
«Sono un attore e punto. Uno che ha coscienza del proprio Paese anche se è molto faticoso, poco confortante e per nulla riconosciuto. Nel privato non ho paura di mettermi in prima fila nelle manifestazioni o sui palchi, anche se spesso mi ritrovo da solo. La distinzione è ipocrita».
L'ipocrisia è una corda del testo di Axelrod. La commedia è ancora attuale?
«Moltissimo. Il testo era provocatorio per gli Usa degli anni Cinquanta e aveva una valenza rivoluzionaria per l'Italia. Tanto che a teatro il protagonista finisce a letto con la vicina, ma nel film no perché censura e ipocrisia non potevano permetterlo».
E quanto si rispecchia la società italiana odierna?
«Ci sono molti riferimenti, che poi sono nel testo e si ritrovano quando parlo con il mio alter ego di ricatti, per esempio. Si fa una battuta sul fatto che, ultimamente, di argomenti del genere ce ne sono. Si torna all'ipocrisia del rapporto in crisi da settimo anno, come riporta il titolo originale, “The Seven Year Itch”».
Che margini le ha lasciato D'Alatri nell'impostazione del personaggio?
«Il mio protagonista è un intellettuale rappresentativo di quella società, secondo un'impostazione voluta dal regista ma spinta anche da me. Il personaggio femminile è invece una ragazza semplice di Latina con un fisico da superdonna. Posso dire che la vera scoperta sarà Elena Santarelli che è intonatissima non solo nel cantare ma anche nel recitare».
A proposito di musica, com'è andata con le note di Renato Zero?
«La produzione voleva qualcuno che offrisse garanzie nel cantare ma con le sue canzoni provo un'ansia maggiore che, per esempio, con quelle di Modugno. Abbiamo alle spalle solo il debutto per cui le sto ancora digerendo ma sento tutta la responsabilità, essendo la prima volta che Zero scrive per qualcun altro».
Una bella carriera tra teatro, cinema e tv. Glielo chiedono ancora se è più attore di teatro, di cinema o tv?
«Questa ripartizione, o peggio la definizione di artista specializzato, non ha mai avuto senso e ho sempre cercato di far capire che ho il privilegio di essere un artista. E non ho paletti».
Manuela Vacca