Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La grande crisi delle società sportive:crollano le risorse e gli investimenti

Fonte: L'Unione Sarda
5 novembre 2013


Finanziamenti pubblici ridotti all'osso: quasi tutti i sodalizi cittadini sono in difficoltà
 

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Il piatto piange per le società sportive cagliaritane. E lo fanno anche presidenti e dirigenti costretti negli ultimi anni a improvvisarsi imprenditori, in costante ricerca di denaro per colmare i debiti e restare in piedi anche nel prossimo campionato. Regione, Provincia e Comune hanno ridotto i contributi e l'aiuto degli sponsor privati non bastano a risollevare i bilanci in rosso. E se questo non bastasse, ci pensano anche bollette a quattro zeri ad appesantire il saldo di fine anno.
GRANDI DIFFICOLTÀ La sopravvivenza di molte realtà è appesa a un filo, affidata alle quote di iscrizione, alla generosità dei soci e alla razionalizzazione dei costi. Una strada seguita dalla Polisportiva Esperia (1500 tesserati tra nuoto, pallanuoto, pallacanestro e atletica. Il passato da protagonista sotto i canestri di tutta Italia è un ricordo lontano. Ora l'importanza di un piazzamento in classifica è secondaria rispetto a quella del pareggio di bilancio. Il presidente Giovanni Zucca, sin dal suo primo giorno di lavoro, si è rimboccato le maniche e ha avviato il programma di rilancio della società. Sugli 800 mila euro di bilancio annuale pesano il riscaldamento della piscina, per cui spende 50 mila euro di gasolio, e i costi dell'energia elettrica (30 mila euro).
I DEBITI Difficile anche la situazione della Rari Nantes. I debiti accumulati in decenni di attività ammontano a circa 800 mila euro, gli iscritti sono diminuiti rispetto agli anni d'oro, quando l'impianto di viale Colombo non aveva pari. Le strutture sono datate e le piscine sorte sia a Cagliari che nell'hinterland hanno aumentato la concorrenza. Ma i soci non vogliono arrendersi: il rilancio è in fase di progettazione. Alla guida della cordata di salvatori c'è l'ex atleta della società rossoblù Italo Meloni, ora docente universitario. Un futuro che passerà dall'ammodernamento delle strutture a cui si aggiungerà l'appello ai sostenitori della società di Su Siccu a dare una mano.
STRATEGIE DIFFERENTI «Noi abbiamo deciso di andare controcorrente - dice Roberto Maxia, presidente della Ferrini Cagliari, 850 tesserati nel calcio, hockey, nuoto e pallanuoto - la polisportiva ha deciso tre anni fa di investire sul miglioramento dei propri impianti. E per farlo ha rischiato e ha acceso dei mutui. Uno sforzo impossibile però senza la buona volontà di alcuni soci. D'altra parte quale banca oggi presta dei soldi ad un'associazione sportiva? Ma così ci siamo garantiti più tesseramenti e quindi più soldi nelle nostre casse. Dobbiamo contare sempre più su noi stessi».
L'AMSICORA PUNTA SULLO SPORT Stessa filosofia seguita dalla polisportiva Amsicora. Il megaprogetto di ristrutturazione dello stadio (era previsto anche un Hotel, un centro congressi e una piscina olimpica) si è arenato nelle sabbie della burocrazia ma resta la volontà del presidente Dedoni di restare competitivi nell'Hockey su prato, nella ginnastica e nell'atletica. Lo dimostra il milione di euro investito per la ristrutturazione degli impianti.
TEMPI DURI I tempi sono cambiati e tutti ne sono consapevoli. Gli sponsor istituzionali non compaiono più sulle maglie degli atleti e i soldi pubblici arrivano a singhiozzo, ma resta l'appello degli addetti ai lavori verso i nostri amministratori. «Basterebbe istituire un fondo di garanzia regionale per le piccole e grandi realtà sportive - propone Maxia -, con il quale facilitare loro l'accesso al credito». Francesco Primavera, presidente dell'Union Rugby Cagliari, aggiunge che «le società saranno costrette a fare rete a condividere gli stessi spazi per ottimizzare le spese». Far tornare i conti: la prima legge dello sport è ormai questa. I debiti si pagano subito, i successi sportivi potranno sicuramente aspettare.
Luca Mascia