Rassegna Stampa

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La Sardegna rischia di non sopravvivere alla crisi

Fonte: web Cagliari Globalist
4 novembre 2013

 

Per far ripartire l'economia isolana è necessario intervenire per un'alleanza dei contadini con gli allevatori e la pubblica amministrazione [Fulvio Tocco]
 

Redazionedomenica 3 novembre 2013 10:00
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Foto di Alessandro Cani

di Fulvio Tocco

Apro questo articolo col dire che sono preoccupato della piega che ha preso la Sardegna sotto il profilo socio economico. La Sardegna è troppo dipendente dai mercati esterni e rischia di non sopravvivere alla crisi. Le forze politiche sarde non possono ignorare questo dato. Per risalire la china occorre un programma verde scritto su un libretto verde, da leggere e rileggere sino alla noia, che parta dalla necessità di superare la grande contraddizione irrisolta della Sardegna rurale rappresentata dall'acquisto dei legumi dai mercati extraisolani per alimentare il secondo patrimonio zootecnico d'Italia.

Attualmente per nutrire gli allevamenti sardi, oltre al pascolo e a ciò che coltivano le singole aziende, l'approvvigionamento della frazione proteica avviene, soprattutto, attraverso l'importazione. Superare questa inopportuna pratica commerciale, se meglio considerata dalla pubblica amministrazione che ha a cuore le sorti della condizione socio economiche dei suoi amministrati, può determinare la ripartenza dell'economia sarda, in tempi ristretti, consentendo di dare una boccata d'ossigeno a tutti i settori del lavoro. La Sardegna per alimentare quotidianamente i sui 4.200.000 capi si avvale dell'0,27% della superficie coltivabile dedicata alla produzione di legumi da granella. Precisamente lo 0,27% di 1.582.745 ettari. Un dato beffardo che deve far riflettere chi ha responsabilità politiche e dirigenziali. La dipendenza dai mercati esterni per alimentare questo considerevole numero di capi ha agito da detonazione di un sistema già di per se esplosivo a causa della scarsa remunerazione del prodotto. Per segnare la via della ripartenza dell'economia isolana, in tempi celeri, è necessario un intervento straordinario, finalizzato e a termine, per favorire l'alleanza tra contadini e allevatori sotto lo stimolo della pubblica amministrazione che, di questi tempi, non può sottrarsi dalla sua funzione per dare nuovo impulso all'economia locale. Per rimettere in moto il sistema economico occorre un intervento straordinario mirato, senza vergogna, alla coltivazione completa della campagna isolana. L'agricoltura e l'allevamento possono dare una mano alla ripartenza dell'economia sarda: ma servono terre da coltivare e un accesso al credito più facile. Spetta alla comunità dei sardi e alle loro rappresentanze considerare il comparto zootecnico, come l'unica miniera d'oro su cui puntare per uscire rapidamente dalle sabbie mobili. Gli animali sono il nostro "oro", da considerare come un immenso serbatoio di consumi, di ricchezza e occupazione per segnare la via della crescita. Per favorire la ripartenza dell'economia con le risorse che abbiamo a disposizione occorre creatività e coraggio, anche il coraggio di andare controcorrente, il che produce una ricompensa che va al di là del risultato finanziario. Provandoci può nascere qualcosa di nuovo e di grande, qualcosa che prima dell'era industriale esisteva già e che recuperarlo per definire la via dello sviluppo sobrio nell'era dell'informatica, dà un senso di riconquista, d'imprevisto.

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