Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«La mia battaglia per vincere la dislessia»

Fonte: La Nuova Sardegna
4 ottobre 2013

Sally Gardner racconta la sua esperienza e presenta il nuovo romanzo, “Il pianeta di Standish”




CAGLIARI Il primo libro che ha letto è “Cime tempestose” di Emily Brontë, all’età di 14 anni. Primo in assoluto. Perché per Sally Gardner, a Cagliari per il Festival Tuttestorie, essere oggi un’autrice pluripremiata, con oltre un milione e mezzo di copie vendute in Inghilterra – e traduzioni in 22 lingue – è una doppia vittoria, riassunta nel titolo dell’intervento di ieri pomeriggio all’ExMà, “Il pianeta di Sally. Dalla battaglia contro la dislessia alla vittoria del prestigioso Carnegie Medal”. Quella prima lettura le rivelò la potenza dell’immaginazione, diventata poi il motore della sua scrittura. «Fino a quel momento non ero mai stata in grado di leggere. A scuola ero considerata una stupida, mi dicevano che il mio cervello era come un colabrodo, perché non riuscivo a mantenere le informazioni. Quando, in una scuola per ragazzi con seri problemi, presi in mano “Cime tempestose” e cominciai a leggere seguendo con il dito riga per riga, la stanza diventò subito silenziosa. All’improvviso mi trovai nella brughiera, sotto la neve. Perché ero “entrata” dentro il libro. E non ne volevo uscire. Ora sono una scrittrice molto visiva. Per scrivere devo vedere la scena con chiarezza, come fossi lì». Ma dal primo superamento della dislessia a diventare scrittrice il passaggio non è certo scontato. «A lungo ho pensato di non avere nessuna chance. che fosse una carriera a me preclusa. Anche perché questa è l’idea generale che si ha dei dislessici “persone che non riescono a gestire la parola scritta”. Uno dei problemi è che la dislessia viene affrontata come una condizione uniforme. Faccio l’esempio di un pianoforte: ci sono note lievi e note molto forti. Così per la dislessia. Le forme più acute sono quelle che avrebbero bisogno di un particolare supporto e di appositi finanziamenti. Considerando che sono spesso accompagnate da un livello più alto di intelligenza, e con la forte frustrazione dovuta all’insuccesso scolastico si può essere potenzialmente a rischio di devianze. Per me, che ne soffrivo in una forma molto grave, il percorso verso la scrittura, sino alla consapevolezza che potevo scrivere, è stato lungo. Un percorso di liberazione. Sono partita dal fatto che amavo le parole e questo amore l’ho espresso a lungo facendo teatro. Questo mi ha consentito di trovare la mia voce. E poi capito che anche se non sapevo scrivere con l’ortografia corretta, sapevo però raccontare le storie, anzi ero nata proprio per fare questo». Gardner ha parlato anche de “Il pianeta di Standish”, il libro uscito recentemente e con successo anche in Italia, in cui il protagonista è dislessico e una bella storia di amicizia è ambientata sotto una crudele dittatura. «Sono cresciuta – spiega Gardner – in un quartiere centrale di Londra e quando ero bambina pensavo che le case avessero i mattoni neri, perché intorno c’erano ancora i segni delle bombe, della distruzione della seconda guerra mondiale. Ecco, nel libro mi sono immaginata cosa sarebbe successo se avessimo perso la guerra, in che situazione saremmo stati. D’altronde nel resto del mondo i luoghi di guerra e sofferenza sono tanti, dalla Siria alla Corea del Nord. E la sofferenza è uguale ovunque».