Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

La grande festa della ceramica

Fonte: L'Unione Sarda
30 settembre 2013

GIARDINI PUBBLICI. Folla ieri per l'inaugurazione della quarta edizione, oggi il bis

 

Non solo esposizione ma anche laboratori e dibattiti

 


Si è aperta con un tributo alla memoria di Roberto Longu la quarta edizione della Festa della ceramica. Il celebre ceramista di Usini, scomparso un anno fa, è stato ricordato ieri mattina ai Giardini pubblici nel corso della giornata inaugurale della rassegna. Alcuni colleghi, capeggiati da Domenico Cubeddu di Seneghe, hanno dato vita sul prato a un'opera collettiva, realizzando ciascuno una tavola in ceramica fino a comporre un cerchio simbolico. Una gran folla ha invaso il viale centrale per curiosare tra gli stand di 25 artigiani sardi e anche stranieri. Come l'iraniano Mehdi Heidari, autore di opere di arredo pubblico in ceramica, tra cui i decori della metropolitana di Teheran .
OGGI In programma dibattiti, laboratori per adulti e bambini, letture di fiabe e giochi con l'argilla. La manifestazione proseguirà oggi dalle 10 alle 20, sempre sotto l'egida dell'associazione Il Terzo uomo, nata nel laboratorio Raku di Salvatore Farci e Maria Cristina Di Martino, sulle scalette di Santa Teresa, nel rione storico della Marina.
GLI ESPOSITORI Ogni artista espone i pezzi più significativi della propria produzione, realizzati a mano o col tornio. In vetrina ceramiche, maioliche, porcellane, gres, terrecotte e terres vernissées. La manifestazione vede la collaborazione della Galleria comunale d'arte, che alle 16 ospiterà un incontro sul tema “Arte, Architettura, Città”. Felice di esserci Giuseppe Locci di Assemini, 70 anni, ceramista da cinque generazioni. «Ci chiamate artisti, io preferisco considerarmi un artigiano. Ho appreso l'arte da mio padre che a sua volta l'aveva imparata da mio nonno e così via, fino ad arrivare ai primi del 1800». Di arte si può vivere? «Un tempo sì, oggi è difficile. Io ho cominciato a 12 anni, era il 1955. La mia specialità? Ne ho più d'una. I clienti mi chiedono soprattutto le ceramiche cosiddette antiche come la classica brocca per l'acqua o il catino ( sa scivedda in sardo) che si usa per preparare la fregola. Ma io produco anche ceramiche moderne, smaltate. Il mio cruccio è che la tradizione di famiglia morirà con me. I miei tre figli hanno scelto altre strade».