Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Città del Sale, prove di rilancio

Fonte: L'Unione Sarda
27 settembre 2013


MOLENTARGIUS. Nelle case dei dipendenti delle ex Saline vivono ancora dieci famiglie
 

Via alla ristrutturazione degli edifici del mini quartiere
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Alcuni edifici stanno per essere ristrutturati, per altri bisognerà aspettare un po' di tempo. E poi c'è la quella piccola “comunità”, una decina di famiglie che ancora vivono nelle case e che pagano l'affitto, regolarmente, come se nulla fosse. La situazione degli immobili della Cittadella delle Saline, di proprietà della Regione e ricadenti nel territorio di competenza di Molentargius, si sta pian piano definendo, anche se rimangono alcuni aspetti da chiarire.
LA CITTADELLA Appena si entra in via La Palma, strada che porta all'ingresso di Molentargius, in ordine si notano la chiesa, il palazzo della direzione delle Saline (dove ancora lavorano i dipendenti dei Monopoli), e un viale alberato. Inaccessibile ai più, visto che c'è un cancello automatico che impedisce alla gente di entrare. Una volta all'interno, percorso il viale, si arriva in una piazza circondata da alcune palazzine, le abitazioni degli impiegati (ormai ex) delle Saline. Appartamenti dove tutt'ora vivono una decina di famiglie, mentre altre case non sono più abitate. Una zona tutto sommato ben tenuta, con un giardino al centro e una quiete che da poche parti si trova in città. «Ma paghiamo un canone alto - spiega un ex dipendente che abita là da più di vent'anni - Non ho paura di essere mandato via, ormai viviamo qui da tanto tempo, che senso avrebbe cacciarci?» Tutto in regola, ovviamente. Ma è innegabile il fatto che in un posto come quello, a Molentargius, i cittadini si immaginerebbero ben altro invece che case private.
I CAPANNONI E poi c'è il complesso delle officine meccaniche e carpenteria, falegnameria, mensa e centrale elettrica, oltre agli edifici Scalo di alaggio, Sali potassici e Forzati, e altri ancora. Molte di queste strutture anni fa sono state trasferite al demanio regionale, e successivamente sono state concesse in comodato d'uso all'ente Parco. Locali vecchi, da riqualificare, ma che è un peccato non sfruttare.
LE RISTRUTTURAZIONI Almeno per alcuni di quei capannoni, tuttavia, i soldi ci sono. Trecentomila euro per ristrutturare tre edifici (Locomotori, Forzati ed ex carpenteria), due dei quali tutt'ora sono utilizzati dall'ente Parco come magazzini provvisori. Diversa la situazione per il Sali potassici, dove si è in attesa di un finanziamento. In questi locali c'è molto da fare: per esempio i tetti, oltre che eliminare e smaltire l'eternit, risistemare l'ambiente circostante.
IL PROGETTO Importante il progetto previsto nella struttura Sali potassici. L'obiettivo è creare una vera e propria stazione biologica. Un luogo di studio e analisi dove effettuare monitoraggi, all'interno del quale sistemare un laboratorio. Un progetto ambizioso nel quale i vertici dell'ente che gestisce l'oasi naturalistica credono fortemente. «Di certo la Cittadella del sale non può essere smembrata - è l'appello di Vincenzo Tiana, leader regionale di Legambiente - al di là del recupero delle Saline, bisogna recuperare e utilizzare queste strutture per attività del settore. Tanto per fare un esempio, sarebbe sbagliato adibirle ad uso abitativo».
LO SCALO DI ALAGGIO C'è poi un mega capannone abbandonato. È lo Scalo di alaggio, ubicato in un'area tra le officine della carpenteria e le abitazioni dei dipendenti delle Saline, e che fa parte delle strutture legate agli impianti di estrazione del sale. È costituito da due fabbricati semplici addossati, sulle quali ancora c'è tanta incertezza. A cosa sarà destinata al momento non si sa, così come è difficile capire se e quando verranno predisposti dei lavori di riqualificazione (i locali sono in cattive condizioni). D'altronde si tratta di ristrutturazioni che richiedono tanti soldi, in un periodo in cui le casse degli enti pubblici non sono poi così piene.
Piercarlo Cicero