Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Date quello spazio ai writer»

Fonte: L'Unione Sarda
27 settembre 2013

IL MURALE CANCELLATO. Lo scultore: «Non c'è stato rispetto, nessuno mi ha avvisato»
 

Sciola fa un passo indietro a favore dell'artista Crisa
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Le “Tre pietre” di piazza Repubblica non ci sono più. Il grande murale di Pinuccio Sciola è stato cancellato per sempre. L'artista preferisce metterci una pietra sopra. Non prima di essersi tolto qualche sassolino.
Che cosa le ha dato più fastidio?
«La mancanza di rispetto, il fatto che nessuno mi abbia avvisato. Avrebbero potuto e dovuto dirmelo prima, non a cose fatte».
Se le proponessero di rifare il murale, cosa risponderebbe?
«Non accetterei, non avrebbe senso. Suggerirei di dare spazio ad altri. In città abbiamo tanti bravi artisti emergenti».
Chi ad esempio?
«Il primo che mi viene in mente è un writer. Si chiama Federico Carta, in arte Crisa».
Cosa ha provato quando ha saputo che il suo murale era stato smantellato?
«Un grande dispiacere, ma ci tengo a sottolineare che quell'opera non era più solo mia, bensì di tutti. Ormai apparteneva alla città. A maggior ragione il Comune avrebbe dovuto rendere pubbliche le sue intenzioni, informando non solo il sottoscritto ma tutti quanti».
Sarebbe cambiato qualcosa?
«Probabilmente no. Non ho certo il potere di bloccare un intervento di demolizione in corso e regolarmente autorizzato. Ma sarebbe stato certamente un comportamento più corretto».
È stato detto che la parete esterna si stava sgretolando, che non c'era più niente da fare. È d'accordo?
«Non sono un tecnico, per cui preferisco non commentare. Mi limiterò ad esprimere un parere personale. Per me quel murale era molto più bello adesso di quando l'ho fatto. Il tempo a volte fa cose meravigliose. Quelle “Tre pietre” mi piacevano molto di più così, un po' consumate».
Si dice che l'arte sia immortale. In questo caso c'è stata una prematura eutanasia?
«Anche le opere invecchiano e muoiono come le persone. È normale. Bisogna accettarlo, anche se ho la sensazione che il murale di piazza Repubblica stesse resistendo abbastanza bene. Merito della sua esposizione. Non riceveva quasi mai il sole diretto».
Cosa resterà di questa vicenda?
«Voglio vedere il lato positivo. Spero che si trasformi in uno stimolo. Mi auguro che ciò che è successo dia nuovo impulso all'arte. Cagliari se lo merita. Il giorno dell'inaugurazione, l'allora sindaco Paolo De Magistris annunciò che tanti altri artisti avrebbero avuto l'opportunità di dipingere altre pareti».
Invece non andò così.
«Eppure l'idea era buona e ritengo che oggi sia arrivato il momento di riprendere quel discorso. Questo almeno è il mio auspicio».
Una sua opera è stata cancellata. Le era già capitato in passato?
«Purtroppo sì. A Villagrande Strisaili, il Comune eliminò le mie “Ombre”, due murali alti 15 metri. Anche in quell'occasione non fui avvisato».
Che significato avevano per lei le Tre pietre?
«Rappresentavano una cultura sempre sospesa. Tre pietre una sopra l'altra in un equilibro fragile, più instabile che stabile».
Perché nel 1985 La Rinascente scelse lei per affrescare quella facciata cieca?
«I funzionari mi conoscevano dal '59 e mi stimavano. C'era una parete da abbellire, presentai il mio progetto e piacque subito».
Quanto tempo ci volle per ultimare l'opera?
«I ponteggi non arrivavano mai. Alla fine dovetti lavorare a tempo di record. Impiegai 3 giorni. Quelli de La Rinascente rimasero sbalorditi. Mi affibbiarono il soprannome di Nembo Kid, mi dissero che era come se avessi scalato a mani nude la facciata e ammassato i blocchi volando».
Paolo Loche