Rassegna Stampa

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La città dei senzatetto: 420 persone senza fissa dimora nel capoluogo

Fonte: web cagliaripad.it
19 settembre 2013

I dati forniti dal servizio “Ambulatori di strada” realizzato da Asl e Comune di Cagliari che viene incontro alle esigenze sanitarie degli “ultimi”. Gli italiani che hanno usufruito del presidio medico e di assistenza sono stati 181, il 48 per cento

Francesca Sanna


 

Circa 420 persone senza fissa dimora in città: sono i principali utenti degli ambulatori di strada, il servizio della Asl in tandem con il Comune capoluogo avviato lo scorso marzo per venire incontro alle esigenze sanitarie soprattutto dei senza tetto. Gli accessi - questi i numeri illustrati questa mattina nella sede della Asl dalla responsabile del Servizio promozione della salute, Silvana Tillocca - sono stati 374 nei primi sei mesi.

"Quando siamo partiti - ha spiegato il direttore generale dell'azienda sanitaria Emilio Simeone - pensavamo che sarebbe stato un servizio utile in particolare per gli stranieri. Ma ci siamo resi conto che c'erano anche tanti sardi in situazione di disagio. Un esperimento che sta dando risultati e che continuerà. Anzi, vogliamo istituzionalizzarlo e migliorarlo". Gli italiani che hanno usufruito del presidio medico e di assistenza sono stati 181, il 48 per cento del totale. Poi gli extracomunitari, 145, in prevalenza di nazionalità nigeriana. Il resto degli utenti proviene da Paesi dell'Unione europea.

Due i mezzi che ogni mercoledì stanno in giro sino a mezzanotte, uno della Asl e l'altro del Comune. Un servizio di assistenza e aiuto, ma anche di conoscenza del disagio sociale. "Per noi - ha detto il viceprefetto Carolina Bellantoni - è un importante punto di osservazione". Obiettivo prevenzione: il monitoraggio ha consentito di individuare e tenere sotto controllo - è stato spiegato durante la presentazione delle statistiche - patologie emergenti o ri-emergenti come scabbia, Hiv, Lue e Tbc. Altri problemi, diabete, dipendenze, disagio mentale.

Questo tipo di servizio, nato da un progetto volontario, necessiterebbe di essere in qualche modo ufficializzato. Innanzi tutto perché esiste un concreto pericolo sanitario di contagio delle malattie. E non si tratta di malattie per così dire “importate”, come solitamente siamo soliti pensare. L’immigrato che arriva nella nostra terra, sarebbe il nucleo forte di una società. Perché è il corpo forte che riesce ad affrontare le traversate, quindi colui che, in ottime condizioni di salute, supera la selezione tra chi può permettersi di espatriare, oppure no. Le malattie che il servizio di Ambulatorio Notturno si occupa, sarebbero in gran parte quelle dovute alla scarsa igiene.  Si parla in gran parte di patologie legate a disturbi genito-urinari o di tipo ginecologico. La gente della notte non ha un luogo nel quale adagiarsi per riposare, per lavarsi o per lavare i propri indumenti. Attualmente, l’unico centro in grado di fornire questo tipo di servizi a Cagliari, è il centro Caritas di V.le Fra Ignazio. Ed il problema di trovare un alloggio, è anche quello di chi, una volta soccorso dal servizio Asl, non ha un luogo nel quale trascorrere la convalescenza.

La tutela della salute pubblica quindi, passa anche da qui. Da quel mondo che si anima solo a tarda notte. E parte dal primo servizio prestato, che è il Servizio di ascolto. La gente della notte è fatta di donne che si prostituiscono,  giovani allontanati dalle famiglie a causa di problematiche di tossicodipendenza. Secondo le valutazioni della prefettura, siamo di fronte ad un nuovo stato di povertà mai conosciuto prima. Il personale medico sanitario si è trovato in questi sei mesi ad affrontare diverse tipologie di problemi; un progetto nato per offrire assistenza alla salute, si trova improvvisamente di fronte all’emergenza dell’inclusione lavorativa, abitativa, alimentare, che può essere risolta solo con adeguate strutture.  Servirebbe quindi avere una visione complessiva del problema e agire in stretta collaborazione con i servizi predisposti dal Comune di Cagliari. “Così come un fascio di luce viene scomposto, quando passa attraverso un prisma”, spiega la Dott.ssa Tilocca,  “allo stesso modo anche il fenomeno migratorio e di assistenza ai senzatetto, va scomposto per categorie.  Bisogna comprendere l’importanza e il rispetto delle diversità e della solidarietà, per affrontare il problema in crescita dello stato di necessità”.

Senza la tipologia di intervento notturno attivato in questi sei mesi, non sarebbe stato possibile affrontare i problemi solo nelle sedi istituzionali riconosciute. E’ impensabile affrontare una problematica di questo tipo direttamente dagli uffici. Una prima schermata di questo tipo, di controllo ed ascolto, risulta invece necessaria a valutare rischi e necessità, che hanno oggi una ricaduta positiva nella gestione degli affari generali.  Lo scopo è non farsi carico solo dei residenti, ma badare a tutte le persone che abitano la notte. Il progetto viene portato avanti con la collaborazione della Caritas e della Prefettura, che fa di Cagliari - la più grande città di passaggio - un punto di osservazione importante anche per lo stato dei migranti di minore età.