Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Raddoppiate le richieste d’aiuto dei poveri

Fonte: La Nuova Sardegna
17 settembre 2013

Quasi 6mila persone si sono rivolte ai centri d’ascolto nella prima metà dell’anno Sarebbero 147mila le famiglie sarde in crisi. Miglio: «Il welfare interviene tardi»

la caritas nell’isola




di Alessandra Sallemi wCAGLIARI

La prima visita del Papa in Italia è per la Madonna di Bonaria e per la Sardegna, le diocesi dell’isola si sono preparate per accogliere il Santo Padre con un documento che è la radiografia della povertà di una regione citata anche dal presidente della Repubblica nel discorso di fine 2012 come esempio di territorio profondamente colpito dalla crisi. Un argomento di sicuro interesse per un Papa che richiama costantemente il tema dell’indigenza e della solidarietà verso gli indigenti. Ma il documento elaborato contiene anche un’analisi delle cause e quindi uno sguardo alle soluzioni: «La disoccupazione e la povertà sono un problema oggettivo della nostra regione, nel concreto si scende quando si esaminano i dati – ha commentato monsignor Arrigo Miglio presidente della Conferenza episcopale sarda – i dati ci aiutano a fare della visita di Francesco un punto di partenza per un impegno maggiore. Non passa ancora nella mentalità comune che bisogna partire dai più poveri per far riprendere il Paese». L’arcivescovo proviene dal convegno di Torino sulla famiglia dove è stato messo a fuoco il problema tutto italiano di una fiscalità che colpisce i gruppi familiari, «tutto congiura per incentivare la vita delle singole persone e non la tenuta delle famiglie. E il welfare assistenzialista interviene quando i guai si sono creati e non prima». Il quinto rapporto Caritas è sull’impoverimento delle famiglie, il prossimo è stato annunciato che sarà sulla nuova emergenza sociale produttrice anch’essa di una desolata povertà: la dipendenza da gioco d’azzardo. Dopo don Marco Lai direttore della Caritas di Cagliari e monsignor Giovanni Paolo Zedda vescovo di Iglesias è intervenuto Raffaele Callia, direttore dell’Ufficio studi di Caritas, per illustrare il rapporto, ricavato dalle richieste di aiuto ai centri d’ascolto disseminati nell’isola. Si denuncia un’impennata di richieste già nei primi sei mesi del 2013. Nel 2011 sono state 4.800 le persone ascoltate, nel 2012 6.039, nel primo semestre del 2013 già 5.773: la punta di un iceberg che l’Istat ha quantificato in 147 mila famiglie «in condizioni di povertà relativa». Sono soprattutto i sardi, il 73,6 per cento, che si rivolgono a Caritas, mentre altrove la maggioranza è di stranieri. Sono soprattutto le donne con famiglia che si rivolgono ai centri di ascolto: perchè più esposte alla debolezza strutturale del mercato del lavoro e perché coraggiose portatrici dei disagi familiari. Fonte di estrema debolezza sociale è un altro aspetto messo in luce nei centri di ascolto: la fascia dei quarantenni, quella che si trova nel momento di forza della vita di una persona è la più gravata dalla disoccupazione (numerosi coloro che non hanno mai lavorato), elevata anche la fascia 50-54 anni dove spesso il lavoro c’era e viene perduto. Anche i conflitti nelle famiglie generano povertà: separazioni e divorzi erano al 12 per cento, ora si è raggiunto quasi il 20, a farne le spese soprattutto le casalinghe. Anche nei centri Caritas si è osservato che l’istruzione resta un baluardo anticrisi: l’80 per cento delle persone che si sono rivolte ai centri Caritas ha un’istruzione bassa o medio-bassa, sono diminuite invece le persone con laurea (da 3,1 per cento al 2,4 ). Il lavoro sottopagato oggi è causa di povertà per persone un tempo risparmiate dalle difficoltà: l’introduzione dell’euro ha raddoppiato i costi dei generi di prima necessità. La cattiva gestione del reddito è una causa di povertà in aumento. Gli interventi della Caritas nel 2012 sono stati 24.296 (nel 2009 9mila), il 63 per cento di servizi materiali, soprattutto viveri. Lo studio Caritas analizza anche l’efficacia di alcune misure anticrisi dello Stato. Fra le annotazioni, ne spicca una: mai stata posta la domanda di fondo «come è cambiata la vita delle persone destinatarie delle misure».