Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Nubifragio, pioggia di accuse

Fonte: L'Unione Sarda
4 settembre 2013

PIRRI. «Il Comune non ha diramato l'allerta meteo»

 


«Sono troppe le cose che sabato non hanno funzionato. L'allerta meteo non è stata diramata, le strade che dovevano essere chiuse e sgomberate dalle auto sono rimaste aperte, le caditoie sono state aperte dagli stessi abitanti per far defluire meglio l'acqua. Meno male, ma quel compito spettava alla protezione civile comunale non ai cittadini». Il portavoce del Comitato contro il dissesto idrogeologico di Pirri , Tonio Vincis, torna sull'alluvione di sabato sera e denuncia una serie di mancanze che definisce gravi. «Dopo l'ennesimo allagamento», incalza, «si ritorna a parlare di stanziamenti e progetti. Succede sempre ed è proprio questo il problema. Non c'è più tempo da perdere, basta aspettare. In gioco c'è la vita umana, la sicurezza delle persone. Vogliamo che i lavori siano effettuati subito». Il Comitato chiede una serie di accorgimenti per gestire le emergenze. «I vigili urbani e la protezione civile devono chiudere subito le strade. Molte abitazioni si sono allagate per le onde causate dal passaggio dei veicoli».
Non è tutto. «Ai pirresi chiediamo di non sottovalutare mai le eventuali allerte meteo e di spostare sempre le loro automobili in zone più alte e conseguentemente più sicure». La parte di Pirri più a rischio è tra la Città Mercato e via Ampere. «Soprattutto le vie Dolianova, Mara e Sinnai», sottolinea Vincis, «in quel punto gli allagamenti si sono sempre verificati». E in passato ci sono state anche vittime. «Negli archivi», conferma, «sono documentati episodi sin dal 1800, per cui non stiamo certo parlando di un problema nuovo». Il portavoce del Comitato contro il dissesto idrogeologico chiede il massimo impegno e la massima collaborazione da parte di tutti. Ma c'è anche chi è stufo di aspettare e preferisce abbandonare Pirri per sempre. «Purtroppo è vero», ammette sconsolato Vincis, «diversi pirresi hanno deciso di trasferirsi altrove per sentirsi più al sicuro».
Paolo Loche