Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Rom, una casa nell'ex cementificio

Fonte: L'Unione Sarda
29 agosto 2013


SELARGIUS. Capannone Casfer affittato a chi è stato costretto a lasciare il campo sulla 554
 

Nomadi tra vecchi macchinari in disuso e scarichi fognari
Vedi tutte le 3 foto
SELARGIUS Nomadi nei capannoni del cemento a Is Corrias. Molti, tra i compagni dell'ex campo Rom di via San Paolo di Cagliari, sono stati più fortunati e hanno ottenuto una casa nella zona di Flumini dopo lo sgombero dell'accampamento, altri sono costretti a vivere in un capannone sulla 554 a Selargius. È il caso di due famiglie rom che, da mesi, alloggiano in un cantiere inutilizzato di una ditta di calcestruzzi.
LA CASA Cancello con rete e sbarre, lucchetto per evitare un ingresso a sorpresa, un'enorme macchinario arrugginito per la lavorazione del cemento nel cortile dove a pochi passi giocano tre bambini piccoli e un cane di grossa taglia: questa è la “casa” affittata a due famiglie di nomadi dell'ex campo di via San Paolo.
I ROM «Stiamo bene qui, meglio che al campo dove per colpa di una persona ci abbiamo rimesso tutti», raccontano marito e moglie, genitori di tre bambini, attraverso le sbarre del cancello. «Il Comune di Cagliari ci paga l'alloggio: io lavoro il ferro e i bambini frequentano le scuole a Mulinu Becciu», racconta il giovane nomade, «ci hanno detto che è una soluzione temporanea, ma a noi va bene. Abbiamo le stanze, il bagno, il cortile: certo, non è una casa ma siamo contenti di stare qui, stiamo bene».
LA SITUAZIONE Certo, peccato che le mura della loro “casa” siano quelle di un grande capannone che per la legge non potrebbe ospitare una famiglia. Tra le biciclette e i giochi dei bambini, i panni stesi e i resti del ferro lavorato, l'enorme macchinario che serviva un tempo per lavorare il cemento incombe su di loro. «Il posto è tranquillo, è una sistemazione per noi accettabile e non diamo fastidio a nessuno», tagliano corto i due giovani. È vero, c'è di peggio: vivere senza un tetto sulla testa. Però, basta fare il giro del capannone e dalla “casa” improvvisata sgorga un fiume nero di liquami. Non sarà una fogna a cielo aperto, ma il terreno circostante è allagato dal ristagno. Un capannone non è una casa, questo è sicuro.
LA PROTESTA Una situazione che preoccupa anche gli abitanti del quartiere in territorio di Selargius che confina con la Piana di San Lorenzo ceduta da Monserrato a Cagliari. A fare da portavoce dei residenti della zona, un consigliere comunale di Monserrato, Rita Mameli (Riformatori): «È assurdo che si possano spendere dei soldi per pagare un alloggio che non si può neanche chiamare così, a una famiglia con bambini». Non solo: «Gli abitanti, molti monserratini, selargini e cagliaritani, sono preoccupati: di certo le famiglie rom non fanno la raccolta differenziata e si vede dai cumuli di rifiuti che si stanno moltiplicando nella zona, per non parlare del liquame che scorre tra i campi», dice Rita Mameli.
GLI ABITANTI «Vediamo tanti camion che ogni giorno arrivano nella casa affittata ai rom e, intanto, mentre noi facciamo la raccolta differenziata con i cassonetti con il lucchetto, vediamo cumuli di rifiuti sempre nuovi e i liquami nei campi», spiegano alcuni abitanti: «Qualcuno deve intervenire, per il bene di tutti, rom compresi».
SELARGIUS Il sindaco di Selargius, Gianfranco Cappai, dà la disponibilità per verificare la situazione: «Conosco le famiglie rom che abitano nel capannone e ho già manifestato le mie perplessità a riguardo della scelta per la loro sistemazione a Is Corrias». Per ciò che è di sua competenza, il sindaco, rassicura i residenti: «Non c'è alcuna fogna a cielo aperto, è solo uno scarico ma se ci dovessero essere dei pericoli di carattere igienico-sanitario, interverrò immediatamente».
IL COMUNE Da Cagliari specificano: «Il Comune non paga alcun affitto». In certi casi «sono le stesse famiglie Rom a scegliere l'alloggio e a stipulare un contratto d'affitto che pagano in parte loro e in parte grazie a un contributo regionale».
Serena Sequi