Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Combattere chi scarica sui lavoratori il costo della sicurezza»

Fonte: La Nuova Sardegna
11 aprile 2008

ROBERTO PARACCHINI

CAGLIARI. «In Sardegna su 440mila lavoratori dipendenti, 90mila sono precari. Un dato altissimo a cui si aggiungono situazioni di sicurezza veramente precarie, di cui le tre morti di questi ultimi giorni sono, purtroppo, la logica conseguenza». Gian Paolo Diana, responsabile regionale della Cgil ha aperto ieri sera gli interventi alla presenza del ministro del Lavoro Cesare Damiano, in città per la campagna elettorale del Pd. La domanda era chiara: che fare per impedire che queste stragi capitino ancora? Aperto da Claudia Sechi, lavoratorice di un call center, l’incontro di ieri è stato segnato dai recenti lutti sul lavoro. Il ministro Damiano ha risposto che ha «cercato di applicare la logica della concretezza e della politica del fare. Preferisco un risultato parziale, ma che sia un risultato, piuttosto che belle strategie. Sia chiaro: queste devono esserci perchè la politica è anche utopia, ma senza fatti concreti l’utopia perde valore». Poi il ministro ha sottolineato il legame che intercorre tra lavoro nero e mancanza di sicurezza sul posto di lavoro. Tra le altre cose ha citato il fatto che nel 2006 su 280 morti sul lavoro nel settore edile, il venti per cento sono risultati assunti lo stesso giorno in cui sono deceduti. «Un fatto che fa pensare - ha spiegato - ed è per questo che abbiamo imposto che ogni nuovo addetto sia comunicato dall’impresa il giorno prima dell’assunzione: per impedire che continui il lavoro nero e che, se capita un incidente, la persona venga assunta il giorno stesso». Dopo i sei morti sul lavoro alla Thyssen Crap di Torino «ci era stato chiesto - ha continuato il responsabile del lavoro - di imporre nuove leggi, ma queste ci sono già: vanno applicate. Io ho assunto 1.411 nuovi ispettori e in diciannove mesi sono state chiuse 3.100 imprese del settore edile, per irregoalrita (il 42 per cento si è poi messo in regola e ha riaperto). Poi in cinque mesi abbiamo chiuso altre 1.500 imprese di altri settori. Occorre combattere chi scarica sui lavoratori i costi della sicurezza: spesso si tratta di imprese legate alla malavita e che alterano il mercato e spingono anche gli altri a comportamenti irregolari, per stare dietro alla concorrenza». In questo modo «abbiamo avuto 220mila nuovi assunti nel settore edile. Probabilmente molti erano in nero e sono stati regolarizzati: il 55 per cento sono stranieri, e di questi il 60 per cento sono rumeni». Sul piatto delle cose fatte, «concrete», il ministro Damiano ha posto il Testo unico per la sicurezza, «realizzato assieme al ministro Livia Turco e che si basa su formazione, informazione, maggiori poteri di controllo ai lavoratori e coinvolgimento delle università sul tema della sicurezza». Un aspettoquest’ultimo «molto importante perchè la sicurezza è una questione culturale: che porta a un miglioramento qualitativo della produzione. Le leggi ci sono, occorre una nuova consapevolezza». Ora e visto che l’Inail incassa più soldi di quelli che eroga, l’obiettivo è quello di restituirne una parte: alle imprese che investono in sicurezza e qualità, da un lato; e agli infortunati, dall’altro». Intanto, ha informato il ministro, nel 1963 vi sono stati in Italia 4.400 morti sul lavoro, nel 2000 1.581, nel 2005 1.280, nel 2007 1.341 e nel 2007 1.260. «Il trend è in diminuzione, ma i morti sono sempre tantissimi e occorre impegnarsi di più per ridurli». Infine il ministro Damiano ha stigmatizzato le leggi ad personam del governo Berlusconi e ricordate le difficoltà di impegno nel governo con dentro anche parte dell’opposizione, «ma ora siamo soli, ma non solitari e in grado di governare su un programma chiaro e definito».