Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Sentimenti puri e voglia di vivere di due giovani fuori dal tempo

Fonte: Sardegna Quotidiano
27 giugno 2013

AL LIRICO

 

Frizzante, e non è solo un gioco di parole. Userei proprio questo aggettivo per definire l’opera che stiamo provando». Sorride il tenore ragusano Enea Scala, soddisfatto del suo imminente debutto nel ruolo di Fritz Kobus, “L’amico” della commedia lirica in tre atti di Pietro Mascagni che andrà in scena da sabato al teatro Lirico. «Il regista, Primo Antonio Petris, ha voluto dare una chiave di lettura improntata alla freschezza, alla novità. Un allestimento del genere, alleggerito di qualsiasi retorica, difficilmente avrebbe trovato spazio negli anni Sessanta o Settanta» spiega il cantante, a suo agio in un ruolo «in cui è possibile esprimere una gamma di umori e sentimenti che trovo ideale per il mio modo di intentendere la professione».

VITELLONE... MA NON TROPPO Specialista del belcanto (nel suo repertorio ci sono, tra gli altri, Rossini, Mozart e Donizetti), Enea Scala non concorda con chi ritiene “L’amico Fritz ” un’opera minore. «Mascagni dà grande importanza alla parola, perfettamente innestata sulla melodia. Il ruolo, è vero, non prevede grandi arie, ma ciò non fa altro che renderlo più complesso per il cantante. Tutto si gioca sulle sfumature, sui dettagli, sulla comprensione di quello che effettivamente Mascagni aveva in mente nei passaggi chiave della partitura». Fritz, l’amico di tutti, un po’ sempliciotto? «Non direi. “Vitellone ”, senz’altro, al pari dei suoi degni compari, ma cosa c’è dietro la sua diffidenza verso il matrimonio? Una antica pena d’amore? Qualche problema personale mai rivelato? Mascagni non lo dice esplicitamente, ma anche questo si potrebbe leggere tra le pieghe del ruolo». Prima esperienza a Cagliari per il tenore siciliano: «È come stare a casa. Una città splendida e un teatro d’eccellenza, è un onore cantare qui».

«LEI SA QUELLO CHE VUOLE» Messicana, classe 1984, Maria Alejandres interpreta per la prima volta in carriera quella Suzel che farà girare la testa a Fritz Kobus, scapolo incallito. «È una ragazza tutt’altro che ingenua», dichiara la cantante durante l’intervallo delle prove. «È lei il vero motore della trama, spinge perché le cose vadano nella maniera che desidera, è piena di vita, di sentimenti puri che sente crescere dentro di sé smaniando per poterli esprimere apertamente». Anche il soprano loda la regia di Petris: «Ha trasformato la fredda Alsazia in un luogo senza tempo, rendendo la vicenda dei due innamorati ancora più credibile. I protagonisti dell’opera potrebbero essere due ragazzi qualsiasi, del giorno d’oggi o di qualsiasi altra epoca». Con il capolavoro di Mascagni la Alejandres ha fatto tre scoperte: «Anzitutto, il Lirico di Cagliari. Personale preparatissimo, grande disponibilità e un’orchestra di livello superbo. Mi ha davvero impressionata ». Ancora, «il ruolo di Suzel: fino a qualche anno fa non sarei stata pronta per cantarlo, ma oggi la mia maturità vocale mi consente di affrondare anche i ruoli più “centrali ”, più lirici». Infine, la terza sorpresa: «Lavorare con il maestro Carminati è l’ideale: riesce a tirare fuori il meglio da noi cantanti ma ci lascia liberi di esprimerci, di mettere qualcosa di nostro nell’interpreta - zione del ruolo». Una Lolita mancata, dunque, questa Suzel? «Prova ad esserlo, riuscendoci solo in parte... ma già questo le basta per far girare la testa a tutti quei vitelloni» strizza l’occhio il soprano. Fabio Marcello