Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

L'idea di residenti e commercianti: «Vigilantes in strada nei weekend»

Fonte: L'Unione Sarda
17 giugno 2013

Comune sotto accusa: non fa rispettare le regole. «Quartiere invivibile»
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Una sorta di polizia privata per pattugliare le strade della Marina, soprattutto la notte e nel fine settimana, quando nel quartiere si riversano migliaia di persone che disturbano il sonno dei residenti. Vigilantes non armati, con una funzione di deterrente, «pagati dai noi perché vivere alla Marina è diventato insopportabile». Non è solo una provocazione. I residenti e alcuni ristoratori del quartiere hanno cominciato a discuterne ieri sera durante una riunione in piazzetta Dettori perché «il Comune continua a non vigilare sul rispetto delle regole».
STESSA POSIZIONE Residenti e ristoratori dalla stessa parte, quindi. «Naturalmente non siamo talebani», spiega Vincenzo Monforte, «non siamo insofferenti alla movida né ai tavoli sistemati in strada, ma chiediamo soltanto il rispetto delle regole». È questa, quindi, la ragione per cui gli abitanti del quartiere, assieme ai titolari di alcuni locali e ristoranti, hanno dato vita a un Comitato spontaneo di autoutela. «Lo sanno tutti nel quartiere, alcuni locali rispettano le regole, altri invece no e consentano schiamazzi fino alle 4 del mattino», precisa. «Ormai la Marina è un quartiere sfuggito al controllo», gli fa eco Maria Loddo, «la notte ci sono vere e proprie bande che rovesciano in strada i contenitori delle bottiglie, suonano ai citofoni degli appartamenti, utilizzano le strade per fare la pipì e vomitare. Se non ci tutela il Comune, allora saremo obbligati a tutelarci da soli».
ALLARME IN CENTRO «Con lo svuotamento del Poetto, dovuto alla chiusura dei baretti, il centro storico rischia di diventare ancor di più preda dei soliti sbevazzoni », afferma Luca Cambosu. «Siamo arrivati al punto che abbiamo dovuto blindare la casa, dobbiamo rassegnarci a vivere come dentro un bunker?», domanda. Le soluzioni di difesa adottate da alcuni residenti non sempre hanno prodotto gli effetti sperati. «Il mio appartamento sta sulle scalette di Santa Teresa, nonostante abbia sistemato i doppi vetri, vivere ormai è diventato insopportabile», lamenta un residente. «Ho pure consultato uno psicologo perché non ce la faccio più. Anche quando i locali sono chiusi, ormai l'abitudine a non dormire è tale che la sveglia arriva puntuale nel cuore della notte», spiega.
VIA DAL QUARTIERE C'è anche chi la casa vorrebbe venderla e sarebbe disposto a trasferirsi a Capoterra. «Certo che me ne andrei se potessi, ormai questo quartiere è diventato impossibile», dice Isabella Pischedda, «ma ormai le nostre case sono deprezzate proprio perché la gente sa che qui la vita è difficilissima».
I DISTINGUO Un coro quasi unanime, quindi, contro le notti chiassose alla Marina. Che trova, però, anche alcuni distinguo. Come quello di Concetta. «Sono siciliana e da 14 anni vivo in questo quartiere», spiega, «a me la movida non disturba. Anzi, a dire il vero, ho acquistato qui la mia abitazione proprio perché questo è un quartiere movimentato». Dello stesso avviso Paola e il marito. «Noi un equilibrio lo abbiamo trovato», afferma, «è vero, c'è tantissimo rumore ma fa piacere vedere che questo rione è vivo. Come in tutte le cose di buon senso», concludono, «occorrerebbe trovare una soluzione che non impedisca ai locali di lavorare e ai residenti di tornare sereni nelle proprie case».
Mauro Madeddu