Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Un lavoro o mi butto giù dal Comune»

Fonte: La Nuova Sardegna
31 maggio 2013

 
Cagliari, cinquantaseienne cardiopatico, padre di 10 figli, sale sulla balaustra di palazzo Bacaredda e minaccia di uccidersi. Dopo un’ora convinto a scendere - VIDEO

 

 

 


 CAGLIARI. Momenti di tensione, ieri mattina in Municipio, quando un disoccupato è salito sul tetto del Comune, in via Roma, minacciando di lanciarsi nel vuoto. Protagonista del gesto legato alla disperazione per la mancanza di lavoro, Pasquale Spiga, 56 anni. Ieri intorno alle 10.30, accompagnato da uno dei suoi figli, ne ha dieci, alcuni in tenera età, dopo aver segnato il proprio nome per un appuntamento, avrebbe finto di uscire dal Municipio. È invece salito sul tetto, portando addosso una bottiglietta che all’apparenza conteneva benzina e ha minacciato il suicidarsi se non fosse riuscito a parlare con qualcuno in Comune dei suoi problemi di lavoro. Gli agenti della Squadra Volante, subito interventi a cui si è aggiunta poi la dirigente della Questura Barbara Vacca, che ha parlato con l’uomo, sono intervenuti subito sul posto insieme ai vigili del fuoco e al personale del 118 e con l’aiuto dei dipendenti comunali sono riusciti a calmare il cinquantaseienne. Spiga ha poi parlato con il direttore generale del Comune Cristina Mancini e si è poi recato presso gli uffici dei servizi sociali in via Sonnino.

Pasquale Spiga è ben conosciuto negli uffici comunali. Secondo quando hanno dichiarato fonti del Comune, la sua numerosa famiglia è seguita dai servizi sociali, risiede in un appartamento di proprieità comunale, e sino a due anni fa lavorava nei cantieri comunali. Si occupava della custodia degli ascensori comunali e della cura del verde circostante. A giudizio degli stessi funzionari comunali, per tutto il periodo nel quale ha prestato la sua opera nei cantieri comunali, Spiga si è sempre dimostrato un lavoratore modello, efficiente, attento e scrupoloso. Purtroppo una volta chiuso il cantiere, Spiga, con nove figli in casa, di età compresa tra i 31 e i 12 anni, (solo uno non vive con i genitori), per la famiglia Spiga sono iniziati i guai. «Ho cercato in tutti i modi un lavoro, ma senza successo. Ieri ero veramente disperato – ha detto in serata lo stesso Spiga – forse ho esagerato, ma spero che quel gesto aiuti il Comune a capire che sono in tanti nelle mie condizioni. Oggi (per chi legge, ndr) avrò un nuovo incontro con i servizi sociali, speriamo che ci sia la possibilità di fare qualcosa, per me o per mia moglie». Ieri pomeriggio e ieri sera Spiga ha ricevuto diverse telefonate di solidarietà, «ma quella che non mi aspettavo è venuta dalla comunità musulmana; mi hanno detto che pur non potendomi offrire un lavoro, mi avrebbero aiutato in qualche modo, e venerdì si sarebbero fatti vivi. E chi si offende? Ho risposto. L’importante è che riesca a fare qualcosa. Siamo messi male, troppo male».