Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Ateneo in lutto, addio a Casula

Fonte: L'Unione Sarda
28 maggio 2013


Morto ieri a 97 anni uno degli ultimi grandi vecchi: domani la camera ardente
 

Clinico di fama e rettore, creò la Cittadella universitaria
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Fra un mese esatto avrebbe compiuto 97 anni. Ieri è scomparso Duilio Casula, “padre” della Cittadella universitaria di Monserrato, rettore per nove anni, clinico di fama e autore di numerose pubblicazioni nel campo della medicina del lavoro. Sicuramente uno degli ultimi veri “baroni” dell'ateneo cagliaritano, a cui ha dedicato gran parte della vita con una dedizione assoluta per l'insegnamento e la ricerca. Anche in pensione ha continuato a frequentare quotidianamente il suo studio prima nella clinica in via San Giorgio, che aveva inaugurato nel 1963 ereditando la cattedra del “maestro” Mario Aresu, e poi -nonostante l'età già avanzata - nella nuova sede di Monserrato.
CAMERA ARDENTE Domani dalle 9,30 verrà aperta la camera ardente nella sala Congressi proprio del campus universitario. I funerali, invece, si svolgeranno a Gesturi in forma privata. Lucidissimo sino alla fine, non ha mai voluto allontanarsi da quella che considerava la sua creatura e la sua seconda casa, per stare vicino ai vecchi allievi (ormai docenti e medici affermati) e ai ricercatori. Il potere, certo, lo affascinava, padre padrone del “suo” istituto e poi sullo scranno di magnifico rettore che coprì dal 1979 al 1991, gestendo un momento difficile dell'ateneo cittadino in piena espansione.
IL SOCIALISTA Fu anche un politico di primo piano in Sardegna per il Partito socialista, molto vicino a Bettino Craxi negli anni Ottanta, chiamato a incarichi importanti (fu vicesindaco e assessore comunale). Di questo suo impegno nel “Garofano” andava orgoglioso: «Insieme a Peppino Tocco siamo stati i primi due tesserati del dopoguerra», raccontò nell'ultima intervista all'Unione Sarda: «Ho vissuto tutti i momenti del partito sino all'era Craxi. Apprezzavo la sua azione politica e di governo. Ha saputo spezzare un'egemonia in Italia». Per questo alla sua caduta decise di smettere con la politica attiva, ma nel cuore rimase sempre socialista.
IL CLINICO Nato a Gesturi nel 1916 si trasferì giovanissimo nel capoluogo per gli studi. Medico nel 1948, ottenne la prima cattedra nel 1950, poi la docenza in medicina del lavoro di cui sarà capo d'istituto sino alla pensione e presidente della Società italiana degli specialisti. Fece parte del Consiglio superiore della sanità, di numerose commissioni nazionali ed europee. Il suo vanto fu l'ideazione e la creazione del Polo scientifico di Monserrato con un unico cruccio, mai ammesso, ma comprensibile: il taglio del nastro toccò al suo successore Pasquale Mistretta. Lui - raccontò poi - quel giorno era lì, ospite d'onore, a compiacersi per un sogno diventato realtà.
IL CAMPUS Di quel progetto, non più tardi di un paio d'anni fa, ricordava ogni passaggio burocratico, ogni figura (dal potente politico romano al più umile e prezioso geometra comunale), ogni battaglia: «Quando fui eletto rettore mi trovai ad affrontare il gravissimo problema dell'edilizia universitaria. L'ateneo scoppiava di studenti, le aule non bastavano più, ma soprattutto molti edifici cadevano a pezzi. Non si riusciva a far approvare il progetto dal Consiglio comunale. A Roma trovai una vecchia legge del 1981 che imponeva tempi stretti sia al Comune che alla Regione. Di fronte alla prospettiva di una brutta figura nazionale il Comune finalmente discusse e approvò il piano». Così nacque il campus tra Sestu e Monserrato.
IL CASTELLANO Oltre all'amore viscerale per l'università, le sue grandi passioni erano la musica e la storia. Nello studio dell'abitazione in Castello ben in evidenza i suoi interessi, oltre la medicina. Nella libreria i testi sacri di storia della Seconda guerra e del fascismo, da Churchill a Mack Smith e De Felice, storia e archeologia della Sardegna, Lilliu, Gramsci e Lussu. Si considerava un castellano doc, amava il rione dove abitava sin dal dopoguerra nello storico palazzo Zapata della famiglia della moglie Clementina Scarpa Asquer, scomparsa nel 2009. Lascia due figli, entrambi docenti universitari di prestigio. E il ricordo di essere stato uno degli ultimi grandi “senatori” della città.
Carlo Figari