Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Viaggio nel parco mai nato

Fonte: L'Unione Sarda
6 maggio 2013


Tra strade interrotte e cantieri abbandonati, la paralisi di un paradiso perduto
Mancano i soldi per terminare l'area archeologica, l'unica parte gradita a tutti
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Nel progetto presentato nei primi anni Duemila doveva essere un ristorante-vineria esclusivo, con annessa sala convegni da 550 posti con vista sulla laguna di Santa Gilla e sul verde del nascente parco di Tuvixeddu. Tredici anni dopo Villa Mulas, splendido edificio in stile Liberty con un grande giardino a terrazze e un'esedra di rara bellezza, è ancora un rudere.
Come Villa Laura, costruita nel 1907 sul versante di Sant'Avendrace del colle. La Regione (amministrazione Soru) la acquistò per farne la porta del parco di Tuvixeddu e oggi, in attesa che le carte bollate lascino spazio ai progetti, puttini, statue neoclassiche e fontane di marmo sono sommersi da erbacce e rovi e gli unici visitatori sono i topi non esattamente sottosviluppati di Sant'Avendrace.
IL PARCO MAI NATO Il parco che non c'è, il progetto che non è mai nato, irrita e suggestiona. Irrita per ciò che sarebbe potuto essere, suggestiona per la bellezza che emana, anche se i veti incrociati degli uomini, le guerre di religione, hanno paralizzato tutto. Una paralisi evidente in ogni angolo del colle, se si eccettuano i due palazzi che si affacciano su via Is Maglias costruiti da Nuova iniziative Coimpresa, una microporzione del progetto contenuto nell'accordo di programma del 2000 e bloccato nel 2006.
CANTIERE CONTINUO Tutto è sospeso in questo fazzoletto di 60 ettari di città dal potenziale immenso dove l'impresa avrebbe dovuto investire 150 milioni di euro. All'inizio di via Is Maglias, di fronte alla facoltà di ingegneria, sotto il costone dei punici, la recinzione copre la parte del cantiere dove l'università avrebbe dovuto realizzare il complesso che avrebbe dovuto ospitare le facoltà di Lingue e Letterature Straniere, Scienze della Formazione e Ingegneria. Bloccato. Cinquecento metri più avanti un'idea di rotatoria mostra le prime ferite del colle. Al centro, al posto della vegetazione lussureggiante che dovrebbe ornarla, ci sono due grandi tubi circondati da cespugli e alberelli spontanei. A sinistra l'edificio del cantiere con un cartello, “ufficio vendite” guarda il canyon dove sarebbe dovuta passare la strada che non si farà mai, quella che avrebbe dovuto collegare via Cadello a via San Paolo e il cui passaggio avrebbe dovuto sacrificare un pezzo del liceo Siotto. Una strada che, secondo i progettisti, avrebbe dovuto risolvere parte dei problemi di traffico della città.
LA STRADA BLOCCATA Ma se quel segmento è stato bloccato sul nascere, il primo tratto - da via Cadello a via Is Maglias - è stato parzialmente realizzato. Lo si vede, grigio e inquietante, a destra della rotatoria, nel primo tratto di via Castelli. L'impresa che lo stava realizzando, la Safab, chiede al Comune (che li ha già accantonati) 13 milioni di euro di danni, una minima parte del mega-risarcimento da cento milioni che potrebbe svuotare le casse della Regione e del Municipio. Poco più in là, tra i palazzi borghesi di Tuvumannu, ci sono alcuni terreni di proprietà della famiglia Sotgiu, tra i firmatari dell'accordo di programma e oggi anche loro al centro del contenzioso. In quelle aree ci avrebbero dovuto costruire palazzi, che non sorgeranno mai.
COLLE DELLA VERGOGNA Tuvixeddu, la necropoli punica più importante del Mediterraneo, è il colle della vergogna. Su un lato della strada svetta la torre della calce, una delle poche tracce dell'attività dell'Italcementi rimasta sul colle. L'avrebbero dovuta ristrutturare perché diventasse il simbolo della transizione dal passato al futuro. Non lo sarà.
Affacciandosi da via Codroipo, strada senza uscita tratteggiata da grigie palazzine popolari, si scorgono le muraglie in pietra, causa di parte dei dolori giudiziari e si intravedono molti sentieri del parco archeologico che quando sono stati bloccati i lavori era stato quasi completato. E oggi , forse, sarebbe l'unico tratto fruibile. «Sarà ultimato entro marzo, stiamo lavorando per restituire al sito il rispetto che merita», disse l'assessore ai Lavori pubblici Luisanna Marras prima che il sindaco Massimo Zedda, tempo dopo, correggesse il tiro: «I soldi che il Comune aveva a disposizione per il parco Tuvixeddu sono finiti, chiederemo un nuovo finanziamento alla Regione, se riusciremo a trovare un interlocutore». Che ne sarà del colle?
Fabio Manca
 

La storia

Come nacque l'accordo

Un esproprio illegittimo. E molti miliardi - cento - da risarcire ai proprietari. Inizia così la storia dell'Accordo di programma di Tuvixeddu, siglato nel 2000 dopo anni di difficile gestazione. Fu Gualtiero Cualbu a farsi carico di quel contenzioso in cambio della costruzione di palazzi e ville di lusso a ridosso della più importante necropoli punica del Mediterraneo. L'accordo si basava sul presupposto che tutti i sepolcri, almeno quelli che erano stati risparmiati dall'edificazione selvaggia, sarebbero stati tutelati. Ne erano convinte anche le associazioni ambientaliste che, dopo una lunga battaglia e molte concessioni, diedero un sostanziale via libera all'accordo. Ma fu la Giunta regionale guidata da Renato Soru a sostenere che i sepolcri non erano tutelati e a mettere in pratica le azioni di sequestro poi sostanzialmente legittimate da numerose sentenze dei giudici amministrativi, l'ultima delle quali, pochi mesi fa, mise una pietra tombale su quell'accordo.  

Tribunale

In settimana la sentenza al processo per gli abusi

È prevista per venerdì prossimo, o per i giorni immediatamente successivi, la sentenza del processo per i presunti abusi sul colle di Tuvixeddu. Nella sua requisitoria del 27 febbraio il pm Daniele Caria aveva chiesto la condanna di quattro dei sei imputati, sollecitando due anni di reclusione per l'ex soprintendente dei Beni archeologici Vincenzo Santoni e un anno e sei mesi per l'archeologa Donatella Salvi. Stessa pena chiesta per il dirigente comunale Paolo Zoccheddu, un anno per il funzionario Giancarlo Manis. Il magistrato inquirente aveva infine sollecitato l'assoluzione del costruttore Raimondo Cocco e del direttore dei lavori Fabio Angius. Al centro dell'indagine la realizzazione delle fioriere all'interno del parco e i presunti illeciti legati al voto della commissione Paesaggio col quale fu respinta l'estensione del vincolo archeologico, nonché l'autorizzazione a costruire un palazzo.