Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Sant'Efis? Very wonderful»

Fonte: L'Unione Sarda
3 maggio 2013


TRA IL PUBBLICO. Città stracolma di visitatori molti dei quali giunti coi voli low cost
Inglesi, tedeschi, spagnoli e polacchi affascinati dai riti 

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Quando il carro con la statua del Santo fa il suo ingresso trionfale in piazza Yenne sembra di assistere al passaggio di una star del cinema. La folla si accalca non rinunciando a qualche spintone, i turisti sollevano macchine fotografiche e videocamere per superare la barriera di teste, i cagliaritani e i sardi gridano “evviva Efisio” e applaudono.
Anche i bimbi, che durante la sfilata dei gruppi in costume hanno fatto il diavolo a quattro scorrazzando da una parte all'altra, restano muti a guardare, incuriositi dai due giganteschi buoi che procedono lenti agghindati di fiori.
Felicia a Francesco, olandesi di Utrecht, non credono ai loro occhi. «Mai vista una festa così bella e partecipata - dicono sorridenti -, stando qua sembra di riuscire a sfiorare l'anima più vera e nascosta dei sardi. E poi i costumi... quanta ricchezza, quanta diversità, vederli sfilare tutti insieme è meraviglioso, c'è tanta fierezza e orgoglio in quell'incedere, sono bellissimi, bellissimi». La festa è qui, sotto un cielo umido che sembra di zucchero filato, popolata da mille volti e mille lingue. Molto più che in passato. Raramente al bagno di folla avevano preso parte tanti turisti, giunti in città grazie ai voli low cost. Spagnoli, inglesi, tedeschi, americani, persino polacchi. Come Stanislaw, dentista di Cracovia, che ha deciso di visitare insieme alla moglie le tre isole maggiori del Mediterraneo: Sicilia, Corsica e Sardegna. «Sardinia? The best», sentenzia. O come Brigitta, tedesca di Berlino, a cui non sfugge nulla, neanche che nessuno dei figuranti indossa accessori moderni. «C'è una sacralità e un rispetto per il passato che si nota in ogni dettaglio».
Ma Sant'Efisio resta speciale anche per i veterani, per chi di sfilate ne ha viste tante, vivendole da protagonista. In attesa dell'arrivo del carro Francesca Boassa si riposa su una panchina gustando un cono gelato. Ha 40 anni, indosso il costume tradizionale di Sinnai, dalla splendida gonna colore dell'oro. «La prima volta a Sant'Efisio neanche la ricordo - spiega -, avevo appena 3 anni». Esserci è un motivo d'orgoglio, non ci si fa mai l'abitudine. «È una cosa stranissima, difficile da spiegare. Sant'Efisio è qualcosa di diverso da tutto il resto, qui non si canta e non si balla, si recita il rosario e l'atmosfera è unica. Col mio gruppo Funtana de Olia sono stata quasi ovunque in Sardegna, ma qui è diverso. È un'emozione troppo grande, al punto che, lo ammetto, facciamo la guerra per venire».
La guerra, quella vera, la ricorda bene la cagliaritana Maria Luisa, anche se nel 1943 era solo una bambina di otto anni. «Certo cose non si possono dimenticare, il tempo non le cancella». Di quella festa di 70 anni fa, celebrata in mezzo alle macerie lasciate dai bombardamenti alleati, ha solo sentito parlare dai sopravvissuti. «Nel 1940 mio padre ci portò via da Cagliari, sono stati gli unici anni in cui non ho visto Sant'Efisio sfilare». Alle 12,20 arriva il carro col Santo. Sotto due grandi occhiali scuri una ragazza si fa il segno della croce e piange. Lacrime di dolore o forse di gratitudine. Un voto esaudito, una malattia da sconfiggere, una persona cara che se n'è andata. Chissà. Resterà per sempre un segreto tra lei e Sant'Efisio.
Massimo Ledda