Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Salva-baretti e decreto, no a condoni mascherati»

Fonte: Sardegna Quotidiano
23 aprile 2013

LO STOP DEL GIUDICE «

 

Le norme “salva baretti” non possono avere effetto sui chioschi che non hanno smantellato entro i termini stabiliti e che dunque sono diventati abusivi, anche perché “la legge regionale non può introdurre un condono edilizio mascherato.” È questo quanto evidenziato dai giudici del tribunale del Riesame che ieri hanno respinto il ricorso presentato dei gestori - assistiti dagli avvocati Matteo Pinna e Benedetto Ballero - contro il sequestro scattato lo scorso 6 aprile.

STAGIONE ESTIVA IN BILICO Si allontana la stagione estiva per i titolari dei quindici baretti che, in un ostinato braccio di ferro con istituzioni e legalità, hanno scelto di non rimuovere le strutture sull’arenile entro lo scorso 31 ottobre, termine ultimo indicato dalle concessioni che in attesa del pul, piano di utilizzo dei litorali, devono essere temporanee. I giudici del Riesame -sposando totalmente quanto sostenuto dall’ordinanza di sequestro firmata dal gip Cristina Ornano, su richiesta del pm Gaetano Porcu che indaga sui presunti abusi commessi sulla spiaggia - hanno sottolineato anche che «il demanio tuttora occupato da strutture lignee ed eventualmente anche delineate nei loro contorni da appositi segnali costituisce offesa permanente al paesaggio ed aggrava la lesione del bene giuridico tutelato dalle norme violate», ossia il litorale.

PROVVEDIMENTI IN RITARDO Nulla possono il decreto firmato dall’assessore regionale agli Enti locali e urbanistica, Nicolò Rassu, e la cosiddetta legge “salva chioschi” che - sottolineano i giudici - possono incidere sul futuro ma non su reati già commessi. Si legge nell’ordinanza: «Ritiene il Tribunale che questi due atti normativi possono avere rilevanza, anche in relazione ai termini e alla natura dei provvedimenti autorizzatori occorrenti per l’installazione dei chioschi, per il futuro ma non possono incidere sui reati già commessi anche perché la legge regionale non può introdurre un condono edilizio mascherato». Insomma i chioschi dovevano essere smontati, solo rispettando le regole avrebbero potuto intraprendere l’iter per la riapertura così come ha fatto il bar Le Palmette, unico ad aver smantellato, che a breve potrà riaprire e unico che non rischia grane giudiziarie. Gli altri gestori, oltre a veder sfumare l’ipotesi di riaprire a breve, sono stati iscritti nel registro degli indagati con le accuse di violazioni paesaggistiche, urbanistiche e per occupazione illegale di suolo pubblico. Un procedimento fotocopia a quello che si è chiuso lo scorso 4 marzo con la condanna dei titolari di 17 chioschi, ritenuti colpevoli dal tribunale che ha accolto in pieno la tesi dell’accusa.

LE CONCESSIONI A RISCHIO Ma la tegola più pesante che può cadere sulle attività commerciali del Poetto, rischia di essere la perdita della concessione demaniale che decade in caso di abusi e senza la quale è impossibile lavorare. Solo il pul, che deve nascere dall’accordo di Comune e Regione e che la città aspetta da oltre 20 anni, può potevate ordine tra i chioschi del Poetto che, dopo un’autorizzazione provvisoria rilasciata nel 1987 e scaduta a ottobre di quello stesso anno, hanno vissuto e sono cresciuti in un regime di autogestione andato avanti fino all’i nchiesta della procura e agli accertamenti del Comune culminati con l’ordinanza di demolizione firmata nel 2009. Maddalena Brunetti 

IL PROVVEDIMENTO STRUTTURE APERTE, IL REATO CONTINUA

 «La libera disponibilità del bene rende elevatissimo il rischio della reiterazione dei reati e determina con certezza l’aggravarsi ed protrarsi di essi mediante alterazione e lesione del territorio e dell’ambiente naturale». Se si togliessero i sigilli ai chioschi, i gestori riprenderebbero a lavorare aggravando i reati. Questa, in sintesi, una delle conclusioni a cui arriva il giudice del Riesame nel suo provvedimento che rigetta la richiesta di dissequestro. «L’approssimarsi della stagione balneare fa presumere che i proprietari dei chioschi bar, se avranno la libera disponibilità degli stessi, proseguiranno l’attività commerciale al pubblico, così perpetuando e aggravando i reati per cui si procede», si legge nel provvedimento. «Il demanio tuttora occupato da strutture lignee ed eventualmente anche delineate nei loro contorni da appositi segnali costituisce offesa permamente al paesaggio ed aggrava la lesione del bene giuridico tutelato dalle norme violate » .