Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Attesa per il verdetto e riapre Le Palmette l’unico già smontato

Fonte: Sardegna Quotidiano
22 aprile 2013

 SULLA SPIAGGIA

 

L’unico chiosco del Poetto ad aver smontato entro i termini stabiliti, sarà l’unico a poter riaprire. Nel giro di poco, i gestori del baretto Le Palmette potranno risistemare la struttura sulla spiaggia e far ripartire la loro attività. Il via libera è arrivato dallo Sportello unico per le attività produttive che mercoledì ha concesso un’auto - rizzazione valida fino al prossimo 31 dicembre. In attesa del Pul – il piano di utilizzo dei litorali – i chioschi devono comunque essere amovibili, ma se prima la temporaneità era legata alla stagione balneare, ora – dopo il decreto assessoriale firmato dall’assessore Nicolò Rassu e la leggina salva baretti approvata in tutta fretta dal consiglio regionale e pubblicata giovedì – il termine indicato è quello di fine anno nella speranza che, entro la scadenza del permesso, veda la luce il Pul, l’unico strumento in grado di mettere ordine sul Poetto. IL RICORSO AL RIESAME Sembra invece più tortuosa la strada intrapresa dagli altri titolari dei baretti, quelli che - ingaggiando un incomprensibile (se non spiegato con le sirene della politica) braccio di ferro con istituzioni e legalità - hanno scelto di non smontare e per questo sono stati iscritti nel registro degli indagati per violazioni paesaggistiche, urbanistiche e occupazione illegale di suolo pubblico dal pm Gaetano Porcu che indaga sui presunti abusi commessi sull’arenile. Contestazioni che, lo scorso 6 aprile, hanno fatto scattare il sequestro delle strutture contro il quale i titolari, assistiti dagli avvocati Matteo Pinna, Francesco e Benedetto Ballero hanno fatto ricorso al tribunale del Riesame. L’udienza è stata discussa ieri e la corte, presieduta da Claudio Gatti, deciderà entro lunedì se far saltare i sigilli oppure no.

LA TESI DEGLI AVVOCATI In estrema sintesi, davanti ai giudici i difensori hanno sostenuto che il provvedimento di sequestro non sarebbe legittimato perché i chioschi erano già chiusi al momento del sequestro e quindi non ci sarebbe il rischio di proseguire “l’attività commerciale al pubblico, così perpetuando e aggravando i reati per cui sono indagati”, così come sostiene il gip Cristina Ornano nell’ordinanza. Di fatto però il giudice ha messo più volte in evidenza che uno dei nodi principali della questione è rappresentato proprio dalla mancata rimozione delle strutture. I titolari dei chioschi rischiano ora un procedimento fotocopia a quello che si è chiuso lo scorso 4 marzo con la condanna dei titolari di 17 chioschi, tutti condannati dal tribunale che ha accolto in pieno la tesi dell’accusa. Al netto delle grande giudiziarie però uno dei rischi più concreti è rappresentato dalla possibilità di perdere l’indispensabile concessione demaniale, senza la quale sarà impossibile tornare al lavoro in riva al mare. Il procedimento di decadenza demaniale è già stato avviato. M.B.