Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

CALCIO, UN’INDUSTRIA ANCHE PER CAGLIARI

Fonte: Sardegna Quotidiano
22 aprile 2013

di Luigi Coppola

L’errore, forse, consiste nel considerare e trattare la vicenda dello stadio Sant’Elia e del Cagliari calcio come un sorta di “duello rusticano” tra il giovane sindaco Massimo Zedda e il navigato imprenditore Massimo Cellino.

Se il calcio nel suo insieme, a livello nazionale, rappresenta ancora la terza industria del Paese per fatturato, per numero di occupati, per l’indotto con ancora altri occupati, proviamo a porre la questione Sant’Elia- Cagliari calcio sul piano economico, cercando di capire come l’attività calcistica incida sul prodotto interno lordo della città.

Una ricerca che dovrebbe effettuare il comune. Uno stadio efficiente e funzionale, capace di ospitare almeno 25mila spettatori, mette in moto diversi meccanismi economici, diverse attività. Il Cagliari milita con successo in serie A e continua a rappresentare calcisticamente tutta la Sardegna e a richiamare, quando gioca in casa, migliaia di appassionati da tutta l’Isola. Senza calcolare quanti euro fanno girare le gare con la Juventus, il Milan, l’Inter, il Napoli, la Roma e via a scendere. Le migliaia di spettatori non residenti a Cagliari, in città mangiano almeno un panino, bevono una birra, prendono un caffè, quando non vanno in trattoria o al ristorante. Gli spettatori che vengono dal continente, sfruttando l’occasione che la loro squadra del cuore viene in Sardegna, in gran numero decidono di trascorrere il fine settimana in alberghi, B &B, frequentando ristoranti e magari acquistando qualche prodotto artigianale o prodotti alimentari. Uno stadio funzionale richiama migliaia di persone che trovano utili anche i baretti mobili, i venditori ambulanti di bandiere ed altri gadget. È evidente che migliaia di spettatori comportano un maggiore impegno di agenti di polizia, carabinieri,vigili urbani. C’è, però, un ritorno di immagine per tutta la città. Quando il Cagliari giocava al Sant’Elia era immancabile, in televisione, la panoramica sul golfo oppure sul castello. Una cartolina per il pubblico televisivo in tutto il mondo. La partita di calcio al Sant’Elia come occasione importante per mostrare panorami e beni culturali. Infine, non va sottovalutato, una occasione per rendere meno isolato un quartiere che continua ad avere seri problemi. Se così è, appare evidente che il problema S. Elia-Cagliari calcio non può essere lasciato al giovane sindaco e all’esperto imprenditore. Il primo diffida della “furbizia” di Cellino, quest ’ultimo ritiene il sindaco “un ragazzino”. Siccome si tratta di affari - mettiamola su questo piano - che coinvolgono tutta la città, modifichiamo il linguaggio e ragioniamo in termini economici. Ma devono farlo anche gli assessori alle attività produttive (turismo, commercio, artigianato), alla cultura e sport, alla viabilità, all’urba - nistica, ai trasporti, all’ambiente. Insomma è un problema che riguarda tutta la giunta. È anche un problema che deve riguardare tutto il consiglio comunale, in particolare quei consiglieri che già da tempo sembrano occupati e programmare la loro candidatura alle prossime elezioni regionali non in ragione di meriti acquisiti ma soltanto di correnti partitiche. Cellino è ancora costretto in un angolo per la questione Is Arenas. Il problema stadio, tuttavia, per le motivazioni illustrate, deve coinvolgere quanti hanno a cuore il calcio come passione ma anche come industria capace di creare qualche posto di lavoro. Di questi tempi sarebbe grave sottovalutare anche questo problema. Quindi anche il dinamico assessore regionale al turismo che sta impegnando molte risorse per portare il “prodotto Sardegna” in varie fiere nel mondo, dovrebbe valutare meglio quanto valgono, sul piano della promozione turistica, lo stadio Sant’Elia rimesso a nuovo e un Cagliari calcio capace, come in questa stagione di entusiasmare. Sia chiaro: ristabilendo principi definiti e rapporti trasparenti tra enti pubblici e società sportiva privata.