Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Baretti e polemiche Zedda non fa sconti «Agire nella legalità»

Fonte: L'Unione Sarda
22 aprile 2013


L'INCONTRO. Tre proposte in campo
 

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Troppe incognite e poche risposte. L'ingarbugliata vicenda dei chioschi al Poetto è ancora un mistero per la maggior parte dei cagliaritani. Perché i baretti hanno dovuto chiudere? Perché non si trova subito uno strumento legislativo che permetta di riaprirli? E perché le strutture nel comune di Quartu Sant'Elena lavorano nella piena legalità? A queste e ad altre domande hanno tentato di dare risposta il sindaco Massimo Zedda e l'assessore all'Urbanistica Paolo Frau in un confronto pubblico organizzato dall'Idv ieri sera in piazza Santo Sepolcro.
Un faccia a faccia con la cittadinanza che è servito soprattutto a ribadire un concetto che in pochi comprendono: le strutture in legno erette meno di un anno fa ora sono illegali e il loro smontaggio è un passaggio inevitabile.
«La politica in questi casi deve saper dire la verità - conferma Frau - anche se questa è dura. Solo con il dissequestro dei chioschi e il loro successivo smantellamento si creeranno le condizioni per pianificare la ripresa delle attività nei tempi più rapidi possibili. Non ci sono alternative. La nostra amministrazione ha dovuto purtroppo gestire un problema nato anni fa del quale non è responsabile».
L'auspicio è quindi che i gestori dei baretti seguano l'esempio del chiosco Le Palmette, l'unico ad essere stato demolito entro i tempi stabiliti e pronto ora a ricominciare l'attività grazie a una nuova concessione.
«Non ci siamo svegliati con l'idea di radere al suolo i baretti - spiega ironicamente Zedda -, la questione è delicata, ma prima di agire devo essere sicuro di avere gli strumenti legislativi sufficienti per garantire la piena legalità delle strutture».
Dal capogruppo Idv in Consiglio comunale Giovani Dore sono arrivate invece tre soluzioni concrete. «Il nodo del problema è la mancanza di cubature, se riuscissimo a ridurre gli ingombri degli stabilimenti balneari o spalmassimo il computo volumetrico su tutto il litorale del Poetto, comprendendo anche quello di Quartu, riusciremmo a ritagliarne una quota destinata ai chioschi». Ma una terza via sembra quella più realistica: «Se spostassimo le strutture in legno all'interno dell'arenile - conclude Dore - eluderemmo i vincoli del Pul e i gestori potrebbero ricominciare a lavorare grazie a una semplice richiesta di utilizzo del suolo pubblico».
Luca Mascia