Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

LA VERA ZONA FRANCA È LA RAGIONEVOLEZZA

Fonte: Sardegna Quotidiano
18 aprile 2013

di Andrea Pubusa

L’altro giorno uno studente mi ha chiesto cosa penso della proposta di introdurre la zona franca in Sardegna. Gli ho risposto che la vera zona franca in Sardegna sarebbe un’amministrazione modello, efficiente e pronta. Un’am - ministrazione che consente in tempi certi e prefissati la conclusione dei procedimenti amministrativi sarebbe capace di attrarre investimenti e di incoraggiare le attività di tutti, con un beneficio immediato sullo sviluppo. Ma chi viene ad investire nell’isola quando non si riesce a ristrutturare uno stadio esistente da decenni? Si scopre perfino, dopo anni, che la sua presenza pregiudica l’ambiente! Sarà anche. Ma il pregiudizio, se c’è, discende dall’aver costruito uno stadio in quel luogo, non dall’averlo ristrutturato. Si contesta ancora che il costo per la recinzione esterna doveva gravare non su certi fondi pubblici destinati ad altro ma sul Cagliari calcio. Sarà così, ma arrestare per questo il Presidente della squadra non è eccessivo? Non era ed è più semplice e ragionevole, accertato l’equivoco, nascente evidentemente da intepretazioni non corrette o sforzate, disporre l’esborso a carico della societa calcistica? Si fanno giocare a porte aperte partite di cartello come quella col Milan e col Napoli e tutto va a gonfie vele e, poi, si preclude l’impianto a incontri di minor richiamo. Si vieta perfino la più ragionevole delle misure: limitare l’ingresso agli abbonati, quando perfino i fanciulli sanno che in queste strutture il pericolo è connesso all’af - follamento. So qual è l’obiezione. Non si può parlare come l’uomo della strada. Le regole sono una cosa seria e vanno rispettate. Ed è vero. Ma l’at - tività giuridica in genere e quella amministrativa in particolare sono rette da un principio che tutti li sovrasta: la ragionevolezza. E questa è abbondantemente infranta in questa vicenda. Non è ragionevole che, per modificare e rinnovare uno stadio in Sardegna, a distanza di un anno, si sia caduti nello stallo, dopo aver fatto un quarantotto con l’arresto di quanti hanno avuto la sventura di occuparsi della questione. E, colmo dei colmi, iscrivendo nel registro degli indagati per una evidente visita di cortesia ad un carcerato (seppure resa possibile da un improbabile onorevole) l’eroe moderno della Sardegna, Gigirriva, il Rombo di tuono nazionale. Che dire poi dei baretti al Poetto? Sono utili, i cagliaritani li vogliono perché, in tanti, amano recarsi in ogni stagione in quella spiaggia che tutte le altre città ci invidiano e l’ammini - strazione che fa? Li chiude. Ma se fosse per sempre si capirebbe. Ma chi può comprendere che i chioschi vanno smontati e poi - come dice il sindaco - rimontati 45 giorni dopo? Se la violazione dell’ambiente c’è, la demolizione è sacrosanta e dev’essere definitiva. I baretti devono sparire e basta. Se possono essere rimontati negli stessi luoghi e nelle stesse forme, quel pregiudizio evidentemente non c’è ed allora la ragionevolezza porta a non smontarli. Conosco anche qui l’obiezione: la temporaneità dell’installazione vuol dire provvisorietà, significa che dopo un certo tempo si deve smontare e poi rimontare. Temporaneità equivale a stagionalità. Si monta in primavera e si smonta in autunno. Ma questa soluzione è irragionevole anche in relazione alle esigenze dei cagliaritani, che al Poetto vanno anche d’inverno. Ed allora non è più accettabile rapportare la temporaneità al varo del Pul, il piano del litorale? Non è ragionevole accelerare la deliberazione del piano per definire la vicenda? Questi due casi sono saliti agli onori della cronaca anche nazionale, ma quante sofferenze infligge ai comuni cittadini un’amministrazione ormai avvitata su se stessa e incartata da procedure barocche e inestricabili. Ecco la nostra zona franca: un’ammi - nistrazione efficace e imparziale. Si può fare. Dipende solo da noi. La Regione sarda in materia ha potestà legislativa esclusiva. Ed allora perché spargere cortine di fumo e far demagogia inseguendo obiettivi roboanti, se non siamo capaci di fare quanto dipende da noi stessi?