Rassegna Stampa

Sardegna Quotidiano

Favela nelle case parcheggio

Fonte: Sardegna Quotidiano
12 aprile 2013

 Is Mirrionis

 

COMUNE Sopralluogo della commissione Lavori pubblici dentro gli alloggi: tra mini appartamenti sovraffollati, muffa, pareti a pezzi, blatte e topi. i consiglieri Pd: risanamento necessario

Il soggiorno massimo dovrebbe essere di due anni. Invece, c’è chi vive da decenni tra mura rancide di muffa e puzza nauseabonda, con topi e blatte in libera uscita e servizi igienici che igienici non sono. I due palazzoni delle case parcheggio tra via Is Mirrionis e via Timavo sono tutto questo, e anche altro. Quaranta famiglie stipate in “buchi” di 45 metri quadri, dimenticate dalle istituzioni, che battono cassa per gli affitti e non erogano sussidi. Lo spiazzo esterno è un chiaro biglietto da visita: macchine scassate e qualche slot machine sotto una tettoia. Il futuro, molti degli abitanti dei quattro condomini alti cinque piani, l’aveva previsto in altre abitazioni. Una sistemazione temporanea – chi dall’altro ieri, chi da anni -, il Comune non si fa più vivo e allora si resta lì, nel degrado che avanza e morde la dignità di padri, madri e molti giovani, anche minorenni. «Cinque anni fa un assistente sociale mi ha dato 800 euro, il primo e unico contributo. Da allora nessun sussidio», racconta Alessio, 35 anni, mentre le blatte precipitano per terra dall’anta di un mobile della minuscola cucina. Moglie e tre figli da sfamare, vive al quinto piano da un anno. «Vendo ricci e cozze, quando posso. Gli assistenti sociali danno le case a chi sta meglio di noi, io ho trecento euro di arretrato». Al quarto piano, tra scale rotte e nessun ascensore, vive una coppia con tre figli, due minorenni. «Ero guardia giurata privata, poi la sclerosi multipla mi ha fatto lasciare il lavoro», dice Luigi, 58 anni. Che fatica a salire e scendere i tanti scalini. «I miei figli studiano, paghiamo una quota di undici euro al mese, è difficile vivere con la sola pensione di accompagnamento di mio marito», aggiunge Anna. Dal 2008 Fabio, trentasei anni e socio di una cooperativa di pesca, attende nuove che non arrivano: «Un figlio di due mesi, una di quattordici e mia moglie. Con la muffa alle pareti, stretti come sardine, l’impianto elettrico che funziona a periodi. Non è vita», lamenta Fabio, «porto a casa circa settecento euro al mese, pago l’affitto ma il comune non fa manutenzione ». In un altro appartamento- tugurio meglio non farsi la doccia, non solo per lo spazio piccolo del bagno, «anche perché cadono pezzi di cemento dal tetto», afferma Emanuela. Che fare? La politica prova a porre rimedio con i pochi soldi nelle casse dei Lavori pubblici. «Va fatto un risanamento totale, magari vendendo le case a privati con in cambio case per queste persone. Vanno sistemate subito fogne e bagni», dice Marisa Depau (Sel). Il Pd Claudio Cugusi chiede «un sopralluogo della commissione delle Politiche sociali e dell’assesso - re Susanna Orrù». E Maurizio Chessa, Pd e presidente della commissione Lavori pubblici, è netto: «Queste case sono state concepite peggio di un ghetto, in futuro non dovrà più succedere. Serve sinergia di azione con le politiche sociali. Per i lavori pubblici, dobbiamo razionalizzare gli interventi. Priorità a servizi igienici e elettrici e alle fognature». P. R.