Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Tuvixeddu, dal pm la socia di Clèment

Fonte: L'Unione Sarda
19 novembre 2008

Procura. Gli inquirenti vogliono capire come e quanto la Regione abbia pagato il lavoro

Interrogata la paesaggista che collaborò al progetto sul colle

Il colloquio è durato un'ora e mezza. Il pm Daniele Caria procede per abuso d'ufficio contro ignoti, ma l'inchiesta è quasi chiusa.
Mentre l'attenzione generale è rivolta al disastro provocato dall'alluvione dello scorso 22 ottobre a Capoterra, e la Procura ha puntato la sua lente d'ingrandimento sulle richieste di risarcimento per i danni subiti in quell'occasione (molti dei quali si presume siano inesistenti), il sostituto procuratore Daniele Caria - proprio uno dei due pm che si occupa delle indagini sulla disgrazia - ha convocato in gran segreto nel suo ufficio la paesaggista e agronoma Emanuela Borio: nome forse poco conosciuto in città ma dalla grande importanza, tenuto conto che si tratta della socia italiana dell'architetto francese Gilles Clèment.
Tradotto, significa che gli inquirenti in tutti questi mesi hanno proseguito in silenzio l'inchiesta su Tuvixeddu nel tentativo di capire con quali soldi la Regione ha pagato il progetto sul colle punico-fenicio presentato dal professionista d'oltralpe: lavoro, quest'ultimo, che a quanto pare il governatore Renato Soru riteneva più adatto rispetto a quello già esistente della Nuove Iniziative Coimpresa di Giuseppe Cualbu.
Dagli atti amministrativi risulta che il professionista transalpino sarebbe stato retribuito con 150.00 euro: 50.000 stanziati dalla Fondazione Banco di Sardegna, e il resto? Chi l'aveva tirato fuori? E come?
Domande alle quali si è cercato di dare una risposta proprio nell'interrogatorio di ieri mattina. La donna, originaria di Varese, è entrata nell'ufficio del pubblico ministero poco dopo le 11 e forse nessuno avrebbe saputo nulla se i cronisti non si fossero trovati a passare proprio lì davanti in quel momento. Il colloquio, tenutosi in presenza degli uomini della forestale (che hanno svolto le indagini per conto della Procura), è andato avanti per un'ora e mezza: segreto il contenuto della chiacchierata e cosa abbia rivelato la professionista, che comunque avrebbe confermato la cifra ricevuta da Clèment per il suo lavoro, cioè 50 mila euro.
La dichiarazione, se davvero stessero così le cose, è importante: Emanuela Borio infatti ha collaborato all'elaborazione del progetto alternativo per Tuvixeddu, quindi dovrebbe sapere quanto ha sborsato la Regione per il lavoro e attraverso quale strada. L'ipotesi del pm Daniele Caria, il quale ancora oggi in questa vicenda procede contro ignoti ipotizzando il reato di abuso d'ufficio, è che il resto del denaro possa essere passato attraverso il Festarch, il festival dell'architettura - edizione 2007 - sponsorizzato dalla Giunta Soru con 650 mila euro. Un sospetto nato dal fatto che proprio in quell'occasione fu presentato il progetto Clèment per il colle di Tuvixeddu.
Così lo scorso luglio gli uomini del Corpo forestale e di vigilanza ambientale avevano bussato alle porte dell'Università di Cagliari, organizzatrice della manifestazione, e sequestrato tutti gli atti relativi alla predisposizione e alla gestione dell'evento. Il problema di fondo è legato al fatto che dalle carte non risulta l'assegnazione di un incarico formale all'architetto francese, eppure risulterebbe il pagamento di 150.000 euro un terzo dei quali, come detto, erogati dalla Fondazione Banco di Sardegna.
Non si viola il codice penale nel finanziare un progetto privato con soldi di un ente privato, soprattutto se dall'ente pubblico non proviene formalmente alcun conferimento d'incarico. Il punto però è riuscire a capire attraverso quale giro l'architetto abbia predisposto un progetto finanziato dalla Fondazione e fatto proprio dalla Regione. Ancora meglio: il problema è capire chi, come e quando abbia contattato Clèment per affidargli l'incarico di redigere un progetto per il colle di Tuvixeddu. L'inchiesta è agli sgoccioli, non bisognerà aspettare troppo per scoprire come sono andate le cose.
ANDREA MANUNZA

19/11/2008