Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Da bimbo inseguivo Sant'Efisio in sella alla bicicletta»

Fonte: L'Unione Sarda
8 aprile 2013


UN CAFFÈ CON. Filippo Petrucci, 32 anni, consigliere comunale di maggioranza
La palombella dell'Alter Nos
 

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Destra o Sinistra, va a finire che questo Sant'Efisio (soprattutto noi cagliaritani) lo amiamo un po' tutti. Forse perché maurreddino come noi (un po' turco, un po' siriano: Elia sua città natale è quasi al confine dei due Stati) o forse perché, giunto per bastonare i sardi cristiani, da sardo e da cristiano è morto. E questo solo in parte spiega perché quando il sindaco ha da scegliere il suo Alter Nos (colui che lo rappresenterà nella sfilata di maggio) c'è sempre una nutrita alzata di mani fra i consiglieri comunali di ogni schieramento che vorrebbero avere l'onore. Quest'anno la scelta è andata su Filippo Petrucci, lista civica Meglio di prima non ci basta. È sufficiente dare uno sguardo al suo cursus honorum casteddaiorum per capire il suo radicamento in città.
Studi? Liceo classico Dettori e poi laurea in Scienze Politiche, dottorato di ricerca in storia dell'Africa. Sport? Nuotatore (dai 5 anni) e pallanuotista nella Rari Nantes, poi in serie B nella Promosport, un passaggio all'Esperia, un break di due anni nel Cagliari Union Rugby, per poi tornare in acqua con una palla in mano.
Senta Petrucci, il suo nome circolava da tempo. Come nasce questa sua passione?
«Ho sempre seguito Sant'Efisio, coi miei genitori da piccolo, poi in bici e in motorino da ragazzino, inseguendo o precedendo il Santo, provando a non perdermi nessun momento della processione. L'ho seguito una sola volta dalle tribune, ma preferisco muovermi, vedere i visi e le reazioni delle persone, l'attesa, i gruppi con indosso i più bei vestiti tradizionali, i cavallerizzi, le elegantissime gonne plissettate delle donne a cavallo, la guardiania e l'Alter Nos. E poi il suono delle launeddas che annunciano il Santo, i petali, i suoi buoi enormi e quel momento in cui la fede e l'amore per Sant'Efisio abbracciano completamente il cocchio».
Quanto gioca in lei l'aspetto religioso?
«Sono credente e penso che un momento di fede e di festa come Sant'Efisio sia importante. Nella processione del primo maggio ho sempre visto una manifestazione di sana religiosità, vera e senza eccessi. La vivo come un momento per ringraziare il Santo della sua intercessione; alle persone a cui si vuole bene si fa festa per dimostrare il proprio amore».
Cosa chiederà al Martire per la città e la Sardegna?
«Maggiore serenità, fiducia nel futuro e un po' di speranza».
Quanto, invece, conta l'aspetto identitario?
«Molto. Trovo bello che tutta la Sardegna si ritrovi a sfilare, è un momento di unità e condivisione che ci permette di ricordare quanto riccamente diversa sia la nostra Isola ma anche quanti aspetti condividiamo».
Ma secondo lei perché questo santo, che a Stampace chiamano semplicemente Efisio, unisce fasce opposte di cagliaritani?
«Non lo so, ma è proprio questa la cosa bella; nel vivere la processione queste cose non devono contare, ci si ritrova vicino a un Santo che istintivamente senti vicino e amico».
Le sarebbe piaciuto essere il primo Alter Nos con un Efisio marinaro trasbordato su una chiatta da Giorgino a La Maddalena Spiaggia?
«Poteva essere un bell'esperimento, la gioia di fare l'Alter Nos è comunque tale che questo non è un aspetto che influenzerà la felicità del momento».
Lei rappresenta il sindaco, la Municipalità. Quando lei si sente rappresentato da questa amministrazione?
«Il sindaco Zedda sta operando in linea con il programma che noi tutti, partiti e movimenti di maggioranza, abbiamo contribuito a creare; è ovvio che ci siano difficoltà e momenti di confronto, ma posso dire che sì, mi sento rappresentato da questa amministrazione che coraggiosamente sta provando a cambiare la città».
Cosa sta facendo bene la giunta Zedda?
«Malgrado la grande crisi non abbiamo tagliato un euro di servizi essenziali per i cittadini, abbiamo bloccato tutti i fondi possibili per lavori pubblici (compresa l'edilizia popolare) e stiamo operando affinché le tasse comunali non colpiscano i ceti sociali più sofferenti. Abbiamo riorganizzato la macchina amministrativa, messo mano alla gestione di traffico e mobilità dando precedenza a mezzi pubblici e biciclette, fatto partire importanti lavori pubblici che per ora non vediamo ma che andranno a rivoluzionare in positivo aree importantissime di Cagliari: lungomare Poetto, interventi su case popolari, marciapiedi e strade, completamento lungomare Sant'Elia e nello stesso quartiere interventi di edilizia e di decoro urbano. Abbiamo approvato un nuovo regolamento per i contributi alla cultura, che sono aumentati di 40.000 euro rispetto all'anno scorso, e istituito il registro delle unioni di fatto».
Cosa invece potrebbe fare meglio?
«Dobbiamo accelerare in certi ambiti. Penso all'anfiteatro romano o a Tuvixeddu, dobbiamo fare in modo che presto siano fruibili, portare a compimento i processi di pianificazione già avviati come il Pul, il Piano particolareggiato del centro storico e più in generale il Puc, terminare il nuovo bando rifiuti e avviare una raccolta differenziata più efficiente. La lentezza in questi ambiti è legata anche all'azione condivisa con altre istituzioni».
Cosa si sta facendo invece di totalmente sbagliato?
«Anche le cose fatte bene non sempre riusciamo a farle arrivare ai cittadini e questo, quando si fa politica, è un errore; in questo ambito dobbiamo migliorare tutti, compresi noi Consiglieri, che non dobbiamo avere paura delle critiche, ma utilizzarle per migliorare».
Ma ci sono più avversari della giunta fra i banchi dell'opposizione o in quelle della maggioranza?
«Gli avversari -politici ovviamente- sono i Consiglieri d'opposizione. Trovo questo normale, perché in democrazia chi governa deve essere sottoposto alle critiche dell'opposizione ed essere capace di recepire eventuali spunti propositivi. È giusto e sano che anche tra i banchi della maggioranza ci sia un confronto, anche acceso, con la Giunta, altrimenti si perderebbe ogni tipo di dialettica politica; anzi noi consiglieri di maggioranza dobbiamo fare questo per stimolare una migliore amministrazione. La critica fine a se stessa nasce e muore lì; ma le assicuro che su tanti temi, critiche forti -ma costruttive- hanno permesso migliorare il risultato. Anche se a volte non si vede, questo tipo di azione c'è e l'importante è tentare di portare avanti un'idea, studiando e proponendo soluzioni».
A chi lo offre un caffè?
«Alla mia maestra Luisella, al mio primo allenatore Chicco Cannas e all'ultimo, Dusan Vidovic».
Francesco Abate