Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Baretti nel mirino, scattano i sigilli

Fonte: L'Unione Sarda
8 aprile 2013

POETTO. Il Gip Cristina Ornano accoglie la richiesta del pm Gaetano Porcu. Gli indagati sono diciotto
 

Sequestrati i 15 chioschi che avrebbero dovuto essere smantellati
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Gli uomini della Capitaneria di Porto e gli agenti della Polizia Municipale sono arrivati al Poetto alle 9, armati di nastro e sigilli. In mano avevano il decreto di sequestro preventivo dei 15 baretti abusivi firmato dal gip Cristina Ornano su richiesta del pm Gaetano Porcu. Un provvedimento che era nell'aria da un paio di settimane, dopo che la Procura aveva formalmente aperto l'inchiesta iscrivendo nel registro degli indagati i diciotto titolari dei chioschi per violazioni urbanistiche e paesaggistiche.
LA STORIA Si è dunque consumato l'ultimo atto di una paradossale vicenda iniziata un anno fa, quando, demoliti i precedenti baretti abusivi e in attesa dell'approvazione del Pul, il Comune rilasciò quindici concessioni provvisorie per realizzare delle strutture amovibili in legno più piccole rispetto al passato. L'autorizzazione prevedeva che entro il 31 ottobre i nuovi chioschi venissero smontati e che per la stagione estiva 2013 si rinnovasse l'intero iter, ma ciò non è mai avvenuto. Le strutture sono infatti rimaste in piedi mentre Regione e Comune hanno continuato a rimpallarsi le responsabilità, senza però trovare una via d'uscita. Alla fine, dopo le relazioni della polizia municipale e della Capitaneria di Porto, è intervenuta la Procura: i baretti avrebbero dovuto essere smontati 6 mesi fa e a partire da quel momento sono da ritenersi a tutti gli effetti abusivi.
IL DECRETO DI SEQUESTRO Una tesi condivisa dal Gip Ornano nel decreto di sequestro. «I manufatti - scrive il giudice -, come risulta ampiamente acclarato, non sono stati rimossi alla scadenza dell'autorizzazione e permangono tuttora abusivamente sul litorale, sicché sussiste un solidissimo quadro indiziario in ordine alle contestate violazioni urbanistiche ed ambientali». E ancora: «La mancata rimozione e la perdurante insistenza dei chioschi e delle loro pertinenze sulle aree già oggetto di concessioni demaniali oltre i termini di scadenza delle autorizzazioni e delle concessioni, vale a configurare dette opere come installazioni non temporanee comportanti una trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio». Nulla conta, secondo il Gip, che «le opere siano costituite da manufatti amovibili e smontabili» posto che «con l'espressione “opera precaria”» non ci si riferisce «alla composizione materiale» ma «alle caratteristiche funzionali intese quale destinazione dell'opera al soddisfacimento di esigenze di carattere temporaneo e, dunque, non permanenti e/o durevoli nel tempo».
IL PERICOLO Ma perché apporre i sigilli? La situazione di «libera disponibilità del bene» - spiega il giudice in conclusione - rende «elevatissimo il rischio della reiterazione dei reati e determina con certezza l'aggravarsi e il protrarsi delle conseguenze di essi mediante l'ulteriore alterazione e lesione del territorio e dell'ambiente naturale».
Massimo Ledda