Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Metti una sera (anzi tre) al villaggio globale

Fonte: L'Unione Sarda
18 novembre 2008

Il bilancio. Così l'European Jazz ha trasformato la Fiera in quel salotto che Cagliari ancora non ha


Per tre giorni Cagliari ha avuto la piazza che non ha. Un luogo, cioè, come era via Roma un tempo o com'è Piazza Italia a Sassari dove trovarsi, incontrarsi, fare salotto, vivere la città. Anzi, più che una piazza il recinto fieristico di viale Diaz si è trasformato in un affollato villaggio il cui tema conduttore è stato la musica ma anche il pretesto. L'European Jazz Expò ha catalizzato l'attenzione del pubblico che si è riversato nelle sale concerto e nelle zone neutre tra un bar o qualche salottino o anche, semplicemente, fuori a dividersi gli spazi. Non è, evidentemente, solo amore per il jazz e per le musiche limitrofe quanto per "l'evento" in sé e l'occasione finalmente di ritrovarsi fuori dagli abitacoli delle macchine incolonnate, ritrovare e ritrovarsi. Già da venerdì (quest'anno le serate, per problemi di cassa, sono state tre invece che quattro con un numero di concerti inferiore) è cominciato l'arrembaggio. Sabato non c'era un buco neppure nei parcheggi interni (quelli riservati ai possessori di pass) e fuori era un'unica distesa di lamiere.
Quanti? Tanti. Diciamo 24.000 con una buona approssimazione per difetto. Cioè più dello scorso anno se si rapporta al numero delle giornate dedicate al festival. A gruppi, a coppie, a inseguire le manifestazioni ma non solo, come si è detto. Due gli strumenti per navigare all'interno della Fiera: la mappa del pieghevole dell'Expò e il cellulare. Occhi sulla piccola cartina per capire se il “voi siete qui” ha una logica con l'essere dove si è e dove si vuole andare e orecchio al portatile per tenere i contatti e per trovarsi. Sala Blu, Sala Rossa, Village, Palazzo dei Congressi, Arena, il Jazzino per i nottambuli: per ciascuno un colore, un avvenimento da seguire, un appuntamento da rispettare.
Il collante la musica. Tanta e varia. Nell'anno del signor Antonello Salis - che non si è certo risparmiato riuscendo a suonare in un numero impressionate di occasioni e con partner diversi - il villaggio dell'Expò ha offerto cento vetrine musicali alla propria gente. Il popolo del villaggio, eterogeneo e composto ha assiepato tutte le sale: seduto nelle poltroncine, per terra, in piedi, fino agli ingressi a sentire più che a vedere. Una popolazione con caratteristiche genericamente poco stanziali, con gruppetti mordi e fuggi che migrano da una sala all'altra, prima che uno spettacolo finisca e l'altro cominci, al grido di “a li mejo posti” come insegnava tanti anni fa il pensionato interpretato da Montesano. Del resto la quasi concomitanza di alcuni concerti reca in dono proprio questa fastidiosa conseguenza: la trasmigrazione di anime e di corpi annessi. Fosse possibile lasciare maggior spazio tra un concerto e l'altro...
Ma l'Expò è così, sottovuoto spinto, leggermente ansiogeno e la carne al fuoco è tanta. E sono tre giorni giusti giusti non uno di più. Un lungo fine settimana in cui gli abitanti pro-tempore del villaggio fieristico hanno incontrato la musica incontrandosi, per una volta, tra loro. Come, appunto, in una festa in piazza.
GIUSEPPE CADEDDU

18/11/2008