Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Monte Urpinu, le pietre dello scandalo

Fonte: L'Unione Sarda
18 novembre 2008

Denuncia degli Amici di Sardegna: a due passi dalla cava c'è una struttura abusiva

«Reperti di edifici punici e romani abbandonati tra i rifiuti»

L'accusa di Copparoni. «Perché far fare questa ignobile fine ai reperti? Perché usare la storia e la cultura come inerti da riempimento».
Come può una città che ha l'ambizione di diventare la capitale del Mediterraneo, violentare la sua memoria? Se lo chiede Roberto Copparoni, presidente dell'associazione Amici di Sardegna, che in una nota denuncia l'abbandono di pietre simbolo del passato, «esempio di pessima gestione dei beni archeologici, culturali e paesaggisitici». Copparoni localizza lo scandalo. «A ridosso del colle di Monte Urpinu, proprio sotto la strada panoramica, rivolgendo lo sguardo sul parco dell'ospedale Binaghi e, più in la, verso la Sella del diavolo, guardando verso il basso, spunta la realizzazione di una faraonica opera abusiva (forse ristorante, pizzeria, circolo privato?). Con la scusa di recuperare una vecchia cava, hanno cercato di fare un grande business. Di fatto le opere presenti, nonostante siano in palese violazione di normative e vincoli, non sono state demolite. Vorremmo sapere se le strutture sono in attesa di ultimazione (previa ineludibile sanatoria) o di demolizione?».
PIETRE DELLO SCANDALO Il presidente degli Amici di Sardegna continua il tour sul colle. «Ai lati del piazzale realizzato dal Comune, in prossimità del tunnel dell'acquedotto, sono visibili colline di pietre, che viste da vicino riservano non poche sorprese». Per Copparoni sono «veri pezzi di storia cittadina, blocchi di massi, asportati forse illegittimamente dai loro contesti urbani, per fare spazio a strade, palazzi, grandi magazzini e quant'altro. Reperti di edifici punici, romani, paleocristiani, medioevali». Il responsabile dell'associazione tiene a precisare che «la crescita della città non si doveva fermare. Sarebbe stato giusto che la collettività avesse almeno potuto sapere che sotto il palazzo di signor X vi era un importante tempio punico; che sotto la villa di dottor Y c'era una tempio paleocristiano; che sotto gli uffici della società Z vi era una Domus romana».
CAPITELLI TRA I RIFIUTI Roberto Copparoni manifesta «il forte disappunto nel vedere colonne di marmo pregiato, fregi, capitelli, pezzi di frontoni, frammenti di architravi decorati ammassati dentro uno spazio destinato alla raccolta dei rifiuti organici, che il Comune quotidianamente alimenta inviandovi i propri camion. Perché far fare questa ignobile fine a questi reperti? Perché usare la storia e la cultura come inerti da riempimento. Sono sicuro che tanti giovani e non solo farebbero la fila pur vedere e di toccare con mano questi importanti e trascurati reperti».

18/11/2008