Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Chi rimpiange un impianto dove la partita non si vede?

Fonte: L'Unione Sarda
2 aprile 2013


L'OPINIONE

L'impressione è che, nonostante tutto, i tifosi rossoblù non rimpiangano più di tanto il Sant'Elia. Perfino Mario Brugnera, che domenica ha messo piede per la prima volta sulla tribuna di Is Arenas, ne è rimasto incantato. «È un'altra cosa, un gioiellino», ha esclamato, «ricorda più il nostro Amsicora».
Senza entrare nel merito di chi ha fatto o non ha fatto i lavori necessari, i motivi per avere uno stadio diverso da quello precedente e più adeguato ai tempi sono tanti e partono proprio da questo aspetto: il gioco a Is Arenas si vede meglio. Nel 1990, con il Sant'Elia fresco di maquillage , chi sedeva nell'anello inferiore la partita se la doveva quasi far raccontare. La distanza degli spalti dal campo poteva essere accettata nel 1960 (anno del primo progetto) e forse ancora negli anni Settanta, non certo oggi.
Perché oggi la Sardegna non ha bisogno della pista di atletica (Cagliari ha uno stadio apposito) e soprattutto perché tutte le partite sono in diretta. Il vero confronto per un impianto è quello con la televisione. E il Sant'Elia ne esce perdente per distacco. Per non parlare di altre carenze: spogliatoi distanti dall'area media e vip, locali angusti, ascensore inutilizzato, pochi bagni e lontani dai posti a sedere. No, uno stadio così non si rimpiange.
Carlo Alberto Melis