Rassegna Stampa

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"Pop shock", l'arte come contestazione al consumismo di massa

Fonte: web cagliaripad.it
18 marzo 2013


Cultura
17 Marzo 2013 ore 13:58
 

La mostra è proposta da Giacomo Pisano per la terza tappa della Rassegna d’Arte Contemporanea accolta all’Exmà e organizzata in collaborazione con il Consorzio Camù: presenti le opere di giovanissimi formatisi all’Accademia di Brera
Ivana Salis
 

Opera di Ilaria Gorgoni

Dagli anni Cinquanta in Inghilterra e poi in America per tutti i Sessanta, la Pop Art ha usufruito e si è immischiata e amalgamata, irridendo e rovesciando il linguaggio dei mass-media e della pubblicità, della massificazione e mercificazione dell’opera, tanto da diventare essa stessa immagine dello stesso prodotto, sia stato esso cibo, come le opere di Oldenburg, oppure immagine serigrafata e stampata al massimo della sua riproducibilità tecnica, vedi Andy Warhol, oppure tagliata e riassemblata, nei famosi collage materici che da Rauschenberg in poi sono stati icona del mondo pop. Ma oggi, che significato ha, quando il pop è diventato kitsch e feticcio, è diventato codice dell’immagine di se stesso, parlare di Popular Art? Perché è questo il nome datogli, ai suoi esordi, dai due studiosi inglesi Leslie Fiedler e Reyner Banham, intendendo una ricerca sugli effetti del media di massa sul progresso economico e sociale. Oggi che questi effetti ben li abbiamo intesi, proviamo a vedere con i giovani proposti in questa mostra, cosa è restato della Pop Art, e come ancora essa si insinua e prende i riflettori, dopo decenni dalla sua nascita.

“Pop Shock” è la mostra proposta da Giacomo Pisano per la terza tappa della Rassegna d’Arte Contemporanea accolta all’Exmà e organizzata in collaborazione con il Consorzio Camù."Siamo partiti a gennaio con la Street Art di Skan, poi abbiamo visto le ibridazioni tra fotografia e pittura digitale con Diamante Murru e Fabio Piccioni, fino ad ora, con la nuova proposta dei due giovani cagliaritani, Geep e Ilaria Gorgoni, con la loro Pop Art o New Pop Art".

Le opere di Ilaria Gorgoni (Cagliari 1984) e di Geep (Cagliari 1989), giovanissimi e formatisi all’Accademia di Brera, sono una perfetta simbiosi tra immagine da cartoon, rimando ovvio quello a Roy Lichtenstein, e grafica pubblicitaria. Il passaggio notevole è la metabolizzazione del linguaggio pop, con la sua natura di icona commerciale, verso un riutilizzo di quella figuratività in chiave sociale. I drink vomitati, i cibi avvelenati che producono allergia, i bambini circondati da alimenti e da animali, domestici ma imprevedibili. È una contestazione verso l’introduzione forzata del prodotto, sia esso spacciato come benevole alimento o come immagine che adorna, alletta e attira al suo acquisto. La radice è decisamente la Pop Art nella sua origine, ma l’intelligenza è quella di rinnovare quella comunicazione e portarla nei nostri avveniristici giorni, che evidentemente non si discostano tanto da ciò che è nato negli anni Sessanta, del resto tutta la nuova produzione commerciale e il modo di proporla è nata proprio in quel periodo. Dunque un confronto schietto col modello, uno sguardo a Worhol e uno alle nostre finte certezze, ed ecco che le somme sono fatte: arriva la donna-cavallo della Gorgoni, che cede alla violenza di questa società economica e tenta di farsi a fette.