Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Claudio Ara, a tavola dopo sei mesi

Fonte: L'Unione Sarda
13 novembre 2008

Cambia il regolamento edilizio: adesso diventano regolari anche le cappe chimiche

Dopo il voto del Comune, potrà riaprire il suo ristorante

Il gestore della Vecchia Trattoria: «Ho pensato di andare via. A trattenermi qui è stato l'affetto e la solidarietà di tanti clienti».
E ora chiamatela “riforma Ara”. Perché, se i ristoratori cagliaritani non hanno più l'obbligo di piazzare le canne fumarie, il merito è proprio suo, di Claudio Ara. Sei mesi fa, il suo ristorante, la Vecchia trattoria di via Azuni è stato chiuso. E proprio la mancanza della canna fumaria ha impedito sino a oggi la riapertura. Lui le ha tentate tutte. Inutilmente, sino a martedì, quando il Consiglio comunale ha approvato la variazione dall'articolo 75 del regolamento edilizio: d'ora in poi, saranno in regola anche i ristoratori che si doteranno di abbattitore di fumo (la cosiddetta cappa chimica).
Ma, per arrivare a questo risultato, Ara ha seguito tutte le strade possibili. E, addirittura, ai primi di agosto, si è incatenato ai cancelli del Municipio. «Quando, in passato, mi era capitato di assistere a proteste del genere», racconta, «guardavo queste persone con una certa curiosità. Non potevo credere che si potesse arrivare a questo punto. E, invece, ci sono arrivato anche io». Lui, però, adesso può sorridere. «Finalmente una buona notizia». Dopo giorni, mesi di sconforto. «Sei mesi di chiusura mi hanno messo in ginocchio da un punto di vista economico. Lasciando anche perdere i mancati guadagni, ho avuto spese incredibili: avvocati, studi tecnici, dipendenti, i soldi uscivano da tutte le parti. In questo periodo, mi è capitato di prendere in considerazione tante cose: ho pensato di trasferirmi all'estero, di aprire un altro locale. Alla fine, ho scelto di resistere».
A convincerlo i clienti. «Che, nonostante la chiusura, hanno continuato a chiamarmi, a spedirmi e-mail. Anche martedì, qualcuno mi ha telefonato per prenotare un tavolo, sperando che avessi riaperto. La loro solidarietà è stata fondamentale». Mentre è mancata quella dei colleghi. «Mi avrebbe fatto piacere avere vicino qualche altro ristoratore. Io ho pagato per una riforma che finisce con l'avvantaggiare tutti: in fondo, se hanno chiuso me, avrei potuto pretendere la chiusura di tutti gli altri locali».
Lui, invece, ha seguito la sua strada. E, nel frattempo, si è anche inventato anche un altro lavoro. «In questo periodo, ho fatto il bottegaio. Sì, ho lavorato a S'ingaungiu , una panetteria che è stata trasformato anche in rivendita di salumi e ortofrutta. La mia vita è cambiata: in questo periodo, si sono dovuto alzare alle 3,30 del mattino per andare ad acquistare le primizie». Ma l'esilio sembra essere finito. «Aspetto di sapere ufficialmente quando potrò riaprire. Spero proprio che, entro il 25 novembre, arrivi questo gradito regalo di compleanno».
MARCELLO COCCO

13/11/2008