Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Anche la Regione in bilico, ipotesi di voto anticipato

Fonte: La Nuova Sardegna
26 febbraio 2013

 

Dal risultato delle politiche dipende il destino della giunta di Ugo Cappellacci

    elezioni 2013
    speciale elezioni



CAGLIARI. Si vota per le elezioni politiche e in Sardegna si decide anche la sorte della legislatura regionale. Gli scenari sono due. Nel primo Ugo Cappellacci e la sua giunta (robustamente rimpastata) vanno avanti ancora per un anno, cioé sino al previsto appuntamento elettorale del febbraio 2014. Nel secondo scenario ci sono invece le elezioni anticipate: c’è chi prevede che si possa andare a votare fra quattro mesi, a giugno.

L’altra settimana il Consiglio regionale ha confermato la fiducia alla giunta Cappellacci: il centrodestra ha infatti respinto la mozione di una parte del centrosinistra (il Pd non l’aveva firmata anche se poi l’ha votata) che puntava a mandare a casa il governo sardo e quindi l’intera assemblea. Gli stessi partiti della maggioranza (che alle elezioni politiche sono divisi in tre schieramenti) hanno però avvertito che subito dopo il 25 febbraio, il giorno dello spoglio, dovrà essere aperta la verifica. La verifica sarà inizialmente numerica. E sarà fatta così: Cappellacci dovrà sommare i voti del Pdl (più Fratelli d’Italia e Grande Sud, anch’essi rappresentati in Consiglio) a quelli della montiana Scelta Civica (dove ci sono Udc e Riformatori) e a quelli del Psd’Az.

Se il risultato sarà superiore a quello del Centrosinistra (Pd, Sel e Centro democratico più Ingroia) il governatore potrà tirare un sospiro di sollievo. Capirà, infatti, che Udc e Riformatori, anche nell’ipotesi di un sostegno al probabile governo Bersani, non avranno la tentazione di passare armi e bagagli a sinistra anche alla Regione. Soprattutto perché il Pd ha sinora dichiarato che per gli attuali alleati di Cappellacci le porte della coalizione alternative sono e resteranno del tutto sbarrate. Per cui Udc e Riformatori non correrebbero il rischio di provocare la crisi senza avere alcuna certezza di essere accettati dall’altra parte. Che, del resto, sarebbe poco appetibile se nei numeri complessivi dovesse rimanere minoritaria.

In caso di scampato pericolo, Cappellacci metterebbe in campo la strategia per chiudere positivamente la legislatura, che, secondo indiscrezioni, prevede un robusto rimpasto di giunta: entrerebbero esponenti politici in grado di procurare voti aggiuntivi alle elezioni di febbraio.

Se invece – ed è questo il secondo scenario – la somma numerica dei voti dei partiti dovesse andare a vantaggio del centrosinistra, Cappellacci rischierebbe davvero la crisi politica. Soprattutto se Udc e Riformatori in campo nazionale dovessero schierarsi a sostegno di Bersani. Prenderebbero la palla al banzo per mandare a casa Cappellacci e per votare subito per il nuovo governatore: altrimenti Cappellacci – da qui a febbraio 2014 – avrebbe tutto il tempo di organizzare un’offensiva sulla Vertenza Sardegna, alla quale il nuovo governo non potrebbe dare molte risposte a causa della crisi generale.

Sull’ipotesi delle elezioni anticipate, però, c’è un’incognita. Stando agli umori nel Pd, non ci sarebbe bisogno di allargare la coalizione alternativa a Cappellacci: anzi, un «inciucio» con una parte del centrodestra potrebbe essere considerato pericoloso, soprattutto perché favorirebbe le critiche-tzunami di Grillo. In sostanza, il Pd non offrirebbe vie d’uscita a Udc, Riformatori e Psd’Az preferendo aspettare che il centrodestra imploda da solo. (f. per.)